Rapporti “strettissimi” con l’imprenditore Amedeo Matacena, condannato per associazione mafiosa, al fine di “sostenere la sua latitanza”. È il cuore dell’accusa con cui la Dia di Reggio Calabria ha portato a termine l’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola. Un’operazione che ha coinvolto, tra gli altri, la moglie di Matacena Chiara Rizzo, la madre Raffaella De Carolis e la segretaria dell’ex ministro Roberta Sacco.
Le indagini, ha spiegato il direttore della Dia reggina Federico Cafiero De Raho hanno rivelato l’attività degli indagati nella ricerca “del luogo in cui si poteva rifugiare” Matacena, il cui passaporto è stato ritirato a Dubai ad ottobre. Tra i destini possibili, ha spiegato il procuratore, “ricorre ancora una volta il Libano, per il rapporto che Scajola avrebbe con il ministro o con una persona al vertice di questo Stato e da cui potrebbe aver avuto sostegno”.
Matacena, condannato nel giugno 2013 a cinque anni di reclusione per associazione mafiosa, cercava inoltre di proteggere i suoi beni dai provvedimenti di confisca del’autorità giudiziaria. L’operazione ordinata dalla Dia hanno anche portato al sequestro di circa 50 milioni in diverse società commerciali italiane collegate a società estere. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha invitatol a politica “a non mettere il becco” negli affari giudiziari per poi ribadire “massima fiducia nella magistratura e massima severità se sono stati commessi reati”