Nel governo cresce la convinzione che ArcelorMittal non farà marcia indietro rispetto al piano con 5 mila esuberi presentato la settimana scorsa. Difficile anche che un nuovo scudo penale, peraltro scivoloso per la maggioranza, possa far cambiare idea ai vertici dell’azienda. Nell’esecutivo si fa largo la convinzione che il vero obiettivo del gruppo franco-indiano sia stato fin dall’inizio quello di chiudere gli impianti di un concorrente importante. Per questo da Palazzo Chigi si guarda con sempre maggiore attenzione ad una soluzione alternativa per rilanciare e sostenere l’intera città di Taranto, con un fondo pluriennale da 5 o 10 milioni l’anno. ArcelorMittal nel frattempo, ha bloccato lo scarico delle materie prime nel porto di Taranto. Lo stallo è una mina pericolosa nel governo, ma un fallimento avrebbe conseguenze gravi anche sul Pil e sull’occupazione del Mezzogiorno. “Dobbiamo difendere la presenza siderurgica nel nostro Paese. Quindi dobbiamo negoziare e costringere ArcelorMittal a discutere, mettendo da parte le proposte non accettabili così come l’idea di disimpegno”, ha detto il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani (Pd).