La scelta di Matteo Renzi di candidare all’ultimo minuto cinque donne come capilista non ha mancato di provocare malumori e contraccolpi in seno al partito, soprattutto in Puglia e in Sicilia, dove il “paracadutamento” di Pina Picierno e Caterina Chinnici ha determinato le defezioni dei candidati che inizialmente erano stati designati come capilista. Defezione eccellente quella del sindaco di Bari Michele Emiliano, che in mattinata ha raccontato il retroscena sulla sua candidatura: “Renzi – ha detto Emiliano – è specializzato in elettroshock. Il messaggino mi è arrivato alle due di notte. Dopo che per un mese e mezzo avevo girato mezza Italia dicendo che avrei guidato la lista, alle due di notte ho appreso del cambiamento. Non era nelle mie intenzioni candidarmi, Renzi mi ha chiesto di fare il capolista e io ho obbedito. A questo punto – ha aggiunto Emiliano – dico che non c’è bisogno che io mi candidi alle Europee. Ho detto a Renzi che è inutile mandarmi in Europa quando appartengo alle truppe d’assalto. Io non disubbidisco al partito, ma non è una mia esigenza”.
Poco dopo Emiliano ha ufficializzato il proprio ritiro, comunicato allo stesso Renzi con un telefonata, e ha lasciato il proprio posto in lista a Stefano Minerva, responsabile Mezzogiorno dei Giovani Democratici. Anche in Sicilia, quella che era stata inizialmente individuata come capolista, e cioè il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, ha ritirato la propria candidatura, dopo la scelta della Chinnici. Già ieri, durante la riunione, era deflagrata la polemica tra i membri del partito siciliano, con la protesta del presidente della Regione Crocetta per il siluramento della Nicolini, e con l’esclusione dalla lista di Antonello Cracolici e di Giuseppe Lumia. Cracolici, in una conferenza stampa convocata all’Ars si è definito “vittima di una rappresaglia messa in opera dal circo Barnum della pseudo antimafia che sta operando in Sicilia da qualche tempo. Sono stato tolto dalla lista – ha aggiunto Cracolici – senza un perché. Non c’era nessuna regola statutaria che poteva giustificare la mia esclusione”.
Interpellato nel corso di una conferenza stampa alla Camera, il reggente del Pd, Lorenzo Guerini, ha gettato acqua sul fuoco, affermando di non credere che siano stati fatti degli errori nella composizione delle liste, e ricordando che “la Direzione del partito, ieri, ha approvato all’unanimità le liste. Oggi c’è stata una scelta che risponde a una situazione prettamente regionale, e cioè quella di Giusi Nicolini, e la scelta di Emiliano che potrebbe essere non ancora conclusa. Vedremo nelle prossime ore. Sono comunque scelte personali, a cui guardiamo con rispetto. Se saranno confermate – ha concluso – procederemo nei prossimi giorni a individuare, insieme agli organismi regionali, delle nuove candidature”. Nel frattempo, Beppe Grillo, dal suo blog, non aveva mancato di criticare ferocemente la scelta di Renzi di candidare cinque donne capolista, parlando di “quattro veline e un gabibbo”, e di “donne usate a fini di marketing secondo la migliore tradizione berlusconiana”. Dal Nazareno è arrivata la replica a stretto giro di posta, da parte sempre di Guerini, secondo il quale “Grillo ha sempre più paura”. In serata, poi arriva il commento di Renzi, intervistato dal Tg3: “Arriva un momento in cui – ha detto – dopo che per settimane tutti hanno detto che non si fanno le leggi per la parità di genere, bisogna rispondere coi fatti”