“Ma come è stato possibile che lo Stato non si sia costituito parte civile nel maxiprocesso Eternit?”. Se lo è chiesto ad alta voce Matteo Renzi, quando la delegazione di Casale Monferrato, a Palazzo Chigi, gli racconta che, tra le oltre seimila parti civili, c’erano famigliari di morti per mal d’amianto, associazioni e sindacati, istituzioni dalla Regione in giù. Ma lo Stato no. Nessun presidente del Consiglio che lo ha preceduto – né Monti, né Letta, tantomeno Berlusconi – ha pensato di farlo.
Ha rimediato lui, dichiarando che ciò avverrà nel processo Eternit bis, che dopo il proscioglimento per prescrizione del reato di disastro ambientale ottenuta in Cassazione dal magnate Stephan Schmidheiny, capo della multinazionale Eternit, è l’ultima speranza per i familiari delle vittime di ottenere giustizia. I pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace infatti procedono nell’inchiesta bis con l’imputazione di omicidio volontario con l’aggravante dei motivi abietti (la volontà di profitto) e del mezzo insidioso (l’amianto).
I morti dal 1898 sono 256, 66 erano dipendenti degli stabilimenti piemontesi di Casale Monferrato e Cavagnolo.
Bravo Renzi. Merita un plauso.
Ora però faccia anche un altro passo. Costituisca lo Stato parte civile anche nella vicenda che riguarda la Terra dei Fuochi, costellata di indagini e processi su traffici e smaltimenti illeciti, che vanno in gran parte in prescrizione, come ricorda il quotidiano Avvenire, almeno per i fatti precedenti al 2010.
Renzi può fare anche di più. Può mettere il dossier in cima alle priorità del governo. Anche perché quello è un dramma che conosce bene, perché in quella zona è andato di persona ben prima di diventare premier.
I territori fra Napoli e Caserta, notoriamente, non si trovano in Piemonte e neppure in Toscana. Ma sarebbe brutta cosa far passare l’idea che ci sono vittime – e parti civili – di serie A e di serie B.