Fu la camorra a ordinare la sua cacciata dal “Corriere di Caserta”, nel 2003. Il giornalista Enzo Palmesano racconta a Repubblica una vicenda fatta passare sotto silenzio e riemersa solo dopo il racconto di Roberto Saviano: «Sono fermo da anni. Ho scritto un libro con Gianfranco Fini, ma intorno a mesi è fatto il vuoto. Nelle intercettazioni si faceva riferimento al caso Siani. Chiederò il risarcimento: vittima di reati di tipo mafioso».
Palmesano dice di essersi costituito parte civile nel processo, “ma non l’ha fatto la mia categoria professionale. Quando è uscita la sentenza il 28 novembre 2014 ero da solo in tribunale. Ogni giorno in casa del boss i miei articoli venivano letti e commentati. Nel ’98 mi spedirono dei proiettili e mio figlio Massimiliano ha subito la mia stessa sorte: licenziato dalla sua impresa edile. Cercarono di bruciarmi la macchina: la mia strada la chiamano “la striscia di Gaza». Il direttore del giornale, Guarino nell’inchiesta era parte offesa ma ha negato la
mia cacciata per ordine della mafia».