Il 9 settembre, a Poggioreale, il detenuto Vincenzo De Matteo (63 anni) si è impiccato. Si tratta del decesso numero 103 nei penitenziari italiani nel 2014, di cui 31 suicidi. Scorrendo i dati di Ristretti Orizzonti si intuisce che in alcune carceri si muore di più. È il caso di Poggioreale, gravato non solo dal più alto numero di suicidi ma anche da centinaia di malati in attesa di ricovero e cure. Il suicidio di De Matteo è il sesto in un carcere napoletano quest’anno e più di un quinto dei suicidi verificatisi nel 2014, sono avvenuti in Campania. Da gennaio si sono uccisi quattro detenuti a Poggioreale, due a Secondigliano (uno in Opg) e uno a Santa Maria Capua Vetere. Numeri che possono sembrare insignificanti, eppure non esistono in Italia carceri con più di due suicidi dall’inizio dell’anno.
I quattro suicidi a Poggioreale sono dovuti non solo al sovraffollamento (che ha toccato 2.800 detenuti su 1.400 posti negli anni scorsi) che a seguito degli ultimi provvedimenti e dei trasferimenti è sceso (circa 1.800). A Poggioreale si muore per assenza di lavoro, di reinserimento e per mancanza di cure: “Un carcere che restituisce alla società persone incattivite, che andrebbe raso al suolo per essere ricostruito in forma umana”, così ha più volte descritto Poggioreale uno che lo conosce molto bene come il cappellano Don Franco Esposito.