Da un lato il veto imposto da Bruxelles per l’esportazione di prodotti comunitari in Russia e, dall’altro, gli accordi in deroga concessi, sempre da Bruxelles, agli ortofrutticoli provenienti dai Paesi extraeuropei, rischiano di provocare un surplus di offerta con ovvie ripercussione negative sui prezzi all’origine delle derrate agricole.
“Per noi – afferma il presidente della Sezione Economica dell’Agrumicoltura della Confagricoltura siciliana, Gerardo Diana – si profila un enorme danno economico. Il grosso delle operazioni di raccolta delle principali varietà agrumicole isolane inizia proprio a gennaio per proseguire fino ad aprile/maggio.
Nel frattempo, il prossimo 31 dicembre terminerà la validità delle misure eccezionali e temporanee previste dal Regolamento (UE) n. 1031/2014, provvedimento emanato proprio per cercare di sostenere gli imprenditori agricoli danneggiati dalla chiusura del mercato russo”.
Nella nuova proposta di regolamento comunitario, circolata in questi giorni, non si tiene conto del fatto che i prossimi mesi saranno determinanti per il comparto agrumicolo. La nuova assegnazione finanziaria agli Stati membri dovrebbe essere esclusivamente destinata alle ortive e ad altra frutta invernale.
“E’ vero – sottolinea il presidente Diana – che i volumi di agrumi italiani destinati al mercato russo non sono stati fino all’anno scorso eccessivi ma è altrettanto vero che il grosso della produzione agrumicola comunitaria ed extracomunitaria, trovando chiuse le frontiere russe, si riverserà tutta nei mercati nazionali provocando grossi problemi così come successo recentemente per le clementine. Non è sbagliato prevedere un’invasione nei nostri mercati, e su quelli esteri in cui siamo già presenti, di oltre 7.000 vagoni di merce, di tutta quella che a causa delle sanzioni non potrà attraversare gli Urali”.
Intanto Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura e coordinatore di Agrinsieme (la sigla che raggruppa oltre alla Confagricoltura,la C.I.A. e le tre centrali del mondo cooperativo) ha scritto al Ministro Martina per chiedere la non esclusione dell’agrumicoltura dal nuovo regolamento in via di emanazione e di considerare, ai fini dei benefici, le ricadute negative che il blocco provoca sui redditi degli agrumicoltori, sia singoli che associati.
Confagricoltura Sicilia chiede, nell’immediato, la sospensione degli accordi euro-mediterranei e del “green corridor” con l’Egitto, tornando a sostenere con forza la necessità di rinegoziare i contenuti di questi accordi, introducendo una calendarizzazione delle importazioni, al fine di non creare dannose eccedenze dal lato dell’offerta, ed una verifica degli standard qualitativi.
“Ora più che mai – conclude il presidente Diana – è importante verificare la tracciabilità del prodotto estero, che potrebbe essere commercializzato come siciliano, con un controllo sui plafond e sul rispetto delle disposizioni igienico sanitarie e con una specifica cabina di regia che coordini tutti gli interventi ispettivi sui prodotti ortofrutticoli in ingresso”.