Boom dei partiti antigovernativi ed euroscettici in Francia e Gran Bretagna. Al di là delle Alpi l’estrema destra di Marine Le Pen risulta la prima forza politica con il 26% dei voti. Oltremanica, invece, l’Ukip di Nigel Farage vola al 29%. Ma nonostante questi exploit a Strasburgo la maggioranza resta al Ppe che però cede quasi 60 deputati rispetto alle precedenti elezioni del 2009. Bene l’affluenza (43,1%) che per la prima volta dal 1979 non è andata calando (era stata del 43% cinque anni fa). Il risultato più clamoroso arriva dalla Francia dove il Front National quadruplica i consensi e diventa il primo partito superando il raggruppamento di centrodestra Ump intorno al 21%. Scivolone del Partito socialista che tocca il minimo storico (14%) con il presidente Francois Hollande che ha convocato per oggi all’Eliseo una riunione di crisi con il primo ministro francese Manuel Valls. In Gran Bretagna trionfo dell’Ukip che precede di oltre cinque punti percentuali i conservatori del premier David Cameron (24,2%). Poco dietro i laburisti (23,7%) mentre crollano i liberali sotto il 7%. Il leader euroscettico Farage ha dichiarato che ora punterà a entrare nel Parlamento di Westminster il prossimo anno.
In Germania, invece, nuova conferma per Angela Merkel. Il Cdu vince con oltre il 35% che però rappresenta il peggior risultato del partito in Europa dal 1979. In aumento la Spd di Martin Schulz (27%), ma la novità è rappresentata dal partito antieuro Afd (7%) e dalla conquista di un seggio a Strasburgo dei neonazisti dell’Npd. In Grecia vittoria della sinistra radicale di Alexis Tsipras: Syriza prende il 26% dei voti superando di più di tre punti percentuali Nea Dimokratia del premier Antonis Samaras. In crescita anche i filo nazisti di Alba Dorata. In Spagna si registra il calo delle due forze principali: il Partido Popular del primo ministro Rajoy resta in testa con il 26% ma perde 8 seggi rispetto al 2009, i socialisti del Psoe seguono a tre punti di distanza ma perdono 9 seggi. Aumentano la sinistra di Izquierda Unida e il neonato movimento Podemos che diventa il quarto partito. Negli altri paesi vittoria dei conservatori in Ungheria (Fidesz del premier Viktor Orban oltre il 50%), Bulgaria, Lettonia, Slovenia, Polonia, Lussemburgo, Croazia, Irlanda e Repubblica Ceca. La sinistra trionfa invece in Portogallo, Svezia, Romania, Malta, Slovacchia e Svezia.
Grande incertezza quindi per la creazione dell’eurogoverno. I popolari sono in testa ma subiscono una dura battuta d’arresto rispetto al 2009, i socialisti mantengono le posizioni passate ma non vincono la corsa alla presidenza della Commissione europea e i vari partiti euroscettici dovranno cercare alleanze difficili al momento da prevedere. Crescono quindi le probabilità che si arrivi a un governo di “grande coalizione”. Nel dettaglio i dati, ancora parziali, vedono il Ppe maggioranza relativa con 212 seggi, seguiti dai socialisti (S&D) con 185. Terza forza i liberaldemocratici dell’Alde con 71, quindi i Verdi con 55 seggi, Sinistra Unitaria del Gue (45) e conservatori dell’Ecr (40), gruppo che comprende principalmente i Tories britannici ed i polacchi. Gli euroscettici dell’Efd ai aggirano attorno ai 36 deputati, i “non iscritti” (tra cui il Front National di Le Pen) dovrebbero essere una quarantina, mentre 67 sarebbero gli europarlamentari dei cosiddetti “altri partiti”, le formazioni non presenti nel precedente Parlamento europeo, come il M5S, gli euroscettici tedeschi di Afd e i neonazisti tedeschi dello Npd.
Ed è già battaglia per la scelta del prossimo presidente della Commissione Europea. “È chiaro che se queste indicazioni saranno confermate pretendiamo la presidenza”, le prime parole di Jean-Claude Juncker candidato per il Ppe che ha aggiunto: “Il mio obiettivo e’ di creare la coalizione piu’ ampia possibile. Sono pronto a negoziare, ma non mi mettero’ in ginocchio di fronte al Pse”. Il socialista Schulz però non molla: “Se il partito di Juncker sara’ in testa ha il diritto di cercare di formare una maggioranza. Se vuole parlare con noi è benvenuto. Attendo prenda l’iniziativa. Anch’io prendero’ l’iniziativa per formare una maggioranza. Basta con questa strategia basata sul calcolo matematico, è ora iniziare col calcolo della politica”. E Guy Verhofstadt, candidato per i liberali dell’Alde, commenta: “Siamo pronti a a una coalizione stabile in Parlamento, come terzo gruppo, se ci sara’ un programma chiaro. La nuova maggioranza deve essere d’accordo su un passo avanti nell’integrazione europea”.