II Movimento vive ore caldissime su due fronti distinti. Anzitutto è partita ufficialmente la campagna in vista del voto di maggio. Ieri si è costituito infatti il comitato elettorale pentastellato. E come nel 2018, quando per le Politiche i vertici dei Cinque Stelle furono avvistati in un ristorante nei pressi di Linate, anche quest’anno l’avventura parte da Milano. Ma per Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista Milano è solo il punto d’avvio di un turbine di appuntamenti e comizi che già oggi dovrebbe portarli a Strasburgo, dove secondo le indiscrezioni potrebbero finalmente incontrare i gilet gialli e dove comunque faranno sentire la voce del Movimento davanti alla sede del Parlamento europeo. Ciò che è certo è che oggi sarà il giorno della «sorpresa» preannunciata nei giorni scorsi. Un avvio di campagna a toni alti e oltre confine, mentre in Italia alta rimane la tensione con la Lega sulle questioni governative . Non sarà una campagna elettorale sovranista, quella del M5S in Europa. Al contrario: Di Maio e Di Battista, stamattina dalle 10 a Strasburgo, faranno una serie di dirette Facebook per lanciare la corsa alle elezioni di primavera. E lo faranno in perfetta antitesi con Salvini. Per realizzare il sogno di un gruppo nuovo, e mettere insieme forze di diversa natura come quelle già contattate, serve essere trasversali. E per sperare in un buon risultato, che non porti a un esito dato da molti già per scontato, la perdita di almeno due ministeri nel governo, bisogna lasciare il campo degli alleati-avversari e trovarne un altro. L’idea di Di Maio e Di Battista, che si lanciano insieme nella campagna per cercare di smentire ogni rivalità, è quella di puntare su un’Europa politica. Attaccando la finanza, le banche, i burocrati. Proponendo una riforma che renda il Parlamento europeo più simile a quelli nazionali, capace quindi anche di legiferare. Ma senza entrare in collisione, come era parso da alcune dichiarazioni qualche settimana fa, con la commissione europea. Di Battista tornerà certamente sugli attacchi ad Autostrade e al gruppo Benetton, considerato il simbolo di un’Europa che svende se stessa agli interessi di pochi.