La democrazia on line degli iscritti al Movimento Cinque Stelle ha dato al sua risposta lampo: 29.005 «iscritti certificati» hanno partecipato alla consultazione lanciata da Beppe Grillo e ben 27.432 risposte sono state favorevoli a una legge elettorale proporzionale di «tipo tedesco» con sbarramento al 5%. A questo punto, il leader genovese si dice pronto a votare «anche il 10 settembre» per evitare che i parlamentari maturino i vitalizi. L’asse sul modello elettorale tedesco – Pd, FI, Lega, M5S – è dunque completo e alla Camera voci ottimiste raccolte tra i fautori dell’«accordone» dicono che, se non ci sono intoppi nei dettagli dei testi, già giovedì 1 giugno la commissione Affari costituzionali della Camera potrebbe approvare con un plebiscito la nuova legge elettorale. «Bene, adesso con l’accordo più ampio, come ci ha sempre chiesto il Quirinale, si può fare sul serio e in fretta», esulta coi suoi il segretario dem Matteo Renzi da Malta. L’intesa è quasi blindata tra Pd, Forza Italia, M5S e Lega: sono i quattro partiti maggiori che grazie allo sbarramento destinato a restare al 5 saranno – sondaggi alla mano – le uniche forze politiche nel prossimo Parlamento.
Elezioni anticipate.
Negate, temute, e alla fine volute, ecco le elezioni anticipate. Sull’accordo già blindato tra Renzi e Berlusconi arriva adesso la sorprendente benedizione di Beppe Grillo. Al di là delle dichiarazioni di maniera non è dato sapere con quale spirito Paolo Gentiloni abbia davvero accolto l’accelerazione impressa da Matteo Renzi per il varo di una nuova legge elettorale: passaggio definito ieri dal ministro Franceschini «l’ultimo atto della legislatura». E’ possibile che il premier condivida l’iniziativa del suo segretario. O che – al contrario – si senta tradito: certo non è sorpreso – da renziano della prima ora – dal piglio col quale Renzi si è rimesso al centro della scena per ottenere quelle elezioni anticipate che avrebbe voluto già all’inizio di quest’anno. Bocche cucite al Quirinale. Ora che finalmente sembra aver preso slancio la tanto attesa e auspicata trattativa sulla legge elettorale, con addirittura il coinvolgimento dei tre maggiori partiti (Pd, Forza Italia, Cinquestelle), Sergio Mattarella non ha alcuna intenzione di intervenire. Teme che qualsiasi parola possa innescare interferenze capaci di frenare l’inedito slancio riformatore. Certo, siamo solo alle dichiarazioni pubbliche e ai messaggi scambiati attraverso le interviste, l’intesa sui meccanismi elettorali è ancora laboriosa e difficile. Tutta ancora da scrivere. Per il Colle, però, la volontà di dialogo va incoraggiata. Non certamente ostacolata. E spunta l’idea, nel caso l’accordo riuscisse e si andasse alle elezioni in autunno ma dalle urne uscisse un risultato incerto, di un “Patto” per mettere comunque in sicurezza il Paese sul fronte della legge di bilancio.