I ministro dell’interno Angelino Alfano proporrà a Matteo Renzi di votare per le amministrative il 5 giugno. Con eventuale turno di ballottaggio il 19 giugno. «Aspetto il rientro del presidente del Consiglio per valutare una data per le elezioni amministrative, a lui proporrò quella del 5 giugno», ha detto ieri il ministro durante una conferenza stampa dell’Ncd sul rilancio del ponte sullo Stretto di Messina. «Stiamo valutando tutte le ipotesi, ma pensiamo di escludere alcune date per rispetto delle festività di alcune religioni», ha aggiunto per motivare la sua proposta. Riferimento all’esclusione della data del 12 giugno, giorno in cui ricorre la festa ebraica dello Shavuot. Naturalmente l’annuncio di Alfano ha scatenato le polemiche delle opposizioni che vedono nella scelta della data del 5 giugno una sorta di invito all’astensionismo da parte del governo. Tesi riassunta così dal capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Bru netta: «Le elezioni amministrative le fissano magari ad agosto per far andare a votare meno gente possibile. Il referendum sulle trivelle è stato fissato in fretta e furia in una data concomitante con il dibattito parlamentare sulla riforma costituzionale. Anche lì per non far andare a votare nessuno. Renzi ha fatto la scelta del “non votare”».

Prima serpeggiava il nervosismo perché Palazzo Chigi non si decideva a fissare la data delle elezioni amministrative. Adesso sta lievitando perché le opposizioni vedono nella scelta di giugno una subdola manovra per favorire l’astensionismo. La conferma che il governo è orientato a far votare per le Amministrative il 5 giugno è arrivata ieri. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, fa sapere che proporrà quel giorno a Matteo Renzi non appena il premier tornerà dagli Stati uniti. Le opposizioni sostengono che andare alle elezioni alla fine del «ponte» del 2 giugno sarebbe un indice di paura del governo. Sfrutterebbe l’astensionismo per coprire quella che per uno dei candidati a sindaco della destra a Roma, Giorgia Meloni, si profila come una disfatta. E una tesi che l’opposizione fa rimbalzare dalla capitale a Milano. Anche il candidato di Silvio Berlusconi nel capoluogo lombardo, Stefano Parisi, insiste sull’esigenza di « riportare le persone a votare». E vede nel 5 giugno, giorno finale di un lungo «ponte» per la Festa della Repubblica del 2 giugno, una sorta di attentato all’affluenza. Si indovina il tentativo di utilizzare la probabile decisione come ulteriore arma elettorale contro la maggioranza di Renzi.