I suicidi causati dalla crisi economica nel 2013 ha coinvolto anche il Mezzogiorno. Nelle regioni meridionali, infatti, tale fenomeno contava un numero di casi storicamente più basso rispetto alla media nazionale. Se nel 2012 la quantità più elevata di suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord- Est, area di forte densità industriale, l’analisi complessiva dell’anno appena trascorso sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Ventinove i casi complessivi dell’anno 2013 a fronte dei tredici del 2012. Sono questi gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica dell’Università degli Studi Link Campus University che da oltre due anni studia il fenomeno.
Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab spiega che “dietro al tragico gesto vi è un sistema Paese che fatica a trovare soluzioni a problemi ormai divenuti insormontabili: perdita del lavoro, impossibilità di pagare l’affitto o la rata del mutuo, debiti accumulati, stipendi non percepiti, tasse, bollette da pagare. Con il solo stipendio, quando questo arriva, si riesce a stento a far fronte alle spese ordinarie come quelle per affitto e utenze domestiche”. Il dato è chiaro: in un anno è raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi, triplicato quello degli “occupati” che, pur avendo un posto di lavoro, si sono tolti la vita perchè stretti dalla morsa dei debiti. Circa un suicida su due (45,6%) è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) , sono 58 i suicidi tra i senza lavoro contro i 28 del 2013.
Negli ultimi due anni la crisi economica è all’origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. Ad incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. «Tali dati – sottolinea Nicola Ferrigni – indicano come gli effetti della crisi economica interessino strati sempre più ampi della popolazione e quindi non più solo riconducibili alle difficoltà economiche degli imprenditori o di chi perde il posto di lavoro». Un ulteriore allarme per le regioni meridionali è destato dall’incremento dei tentativi di suicidio. Si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013. Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 15 casi rispetto ai 6 registrati nel 2012.