Ai dipendenti dell’Ars, scrive Repubblica, viene garantito subito uno stipendio di base superiore a quello del Senato ma senza possibilità di aggirare il tetto, come avviene a Palazzo Madama. «Inoltre i tagli scatteranno dal 1° gennaio 2015, mentre Senato e Camera li applicheranno nell’arco di tre anni», aggiunge un soddisfatto Ruggirello. Che aggiunge: « A differenza dei presidenti Laura Boldrini e Piero Grasso, che non hanno trovato alcun accordo con i sindacati e quindi rischiano di subire ricorsi e contenziosi, qui abbiamo blindato tutto con la firma dei rappresentanti dei lavoratori». Il risultato è però che d’ufficio tutti avranno premi di produttività, straordinari, indennità e qualsiasi altra voce che possa far lievitare la busta paga. Le cifre sono chiare: al Senato un assistente parlamentare potrà avere al massimo una busta paga base di 99 mila euro, ai quali andranno aggiunti eventuali premi di produttività. Un collega dell’Ars avrà invece 122 mila euro, oltre 20 mila in più. Un tecnico di Camera e Senato potrà guadagnare di base al massimo 106 mila euro, all’Ars 133 mila. E, ancora, un coadiutore di Palazzo Madama avrà un tetto stipendiale di 115 mila euro, all’Ars di 148 mila, un segretario nel Parlamento nazionale non potrà guadagnare di base più di 166 mila euro, all’Ars il tetto per la stessa qualifica sarà invece di 193 mila euro, quasi 30 mila euro in più. Per gli stenografi, infine, il tetto al Senato è fissato in 172 mila euro, all’Ars in 204 mila euro. Rimane un dubbio: davvero al Senato tutti prenderanno il premio di produzione, aggirando il tetto e arrivando ai livelli dei colleghi siciliani?