DI LAURA BERCIOUX
Editori allo scoperto, editori palermitani che fanno rete per una editoria più libera che prova a difendersi dai colossi nazionali e stranieri. Accade a Palermo. Un libro è un viaggio, è una magia e nutre, con grande senso di “maternità”, l’uomo affamato di sapere. Stefania Guastella di Caracol Edizioni ci racconta com’è nata questa nuova iniziativa e ci apre la porta per curiosare nel fantastico mondo dei libri, che resistono da secoli ad ogni possibile attacco.
Stefania, com’è nata “Editori allo Scoperto”?
“L’idea di Editori allo scoperto nasce dal desiderio di 14 piccole realtà dell’editoria indipendente che operano a Palermo di trovare un proprio spazio in una realtà soffocata dai grossi gruppi editoriali che ormai inglobano in sé tutti i settori della filiera del libro, dalla produzione alla distribuzione, sino alla vendita, condannando, inevitabilmente, le librerie indipendenti all’estinzione e privando, così, le piccole case editrici dei luoghi di circolazione a loro deputati. La volontà è quella di fare rete per trovare un ambito comune di collaborazione, creando eventi che promuovano la conoscenza del proprio lavoro e della lettura in contesti diversi in un rapporto diretto con il pubblico, con le librerie indipendenti che ancora resistono, insomma con l’intera città”.
Il vostro gruppo spazia su varie linee editoriali, quali?
“Il gruppo presenta varie sfaccettature, quali sono effettivamente quelle del libro. Dalla letteratura straniera di Corrimano al libro autoprodotto di Apertura a Strappo dove gli autori si stampano e cuciono a mano i loro stessi volumi, ad Urban Apnea che realizza e-book che si scaricano gratuitamente, al Glifo che si occupa di teatro, mentre altri come 21 edizioni e Qanat hanno un catalogo molto eterogeneo che contempla comunque sempre la narrativa, solo per citarne alcuni, fino a noi che siamo iper specializzati in un settore di nicchia qual è quello dell’arte e dell’architettura, ambito dal quale effettivamente proveniamo”.
In un momento così difficile per l’economia italiana, come sopravvive una casa editrice?
“Rispetto alla maggioranza degli aderenti al gruppo la nostra casa editrice ha qualche anno in più. In questi undici anni di attività abbiamo assistito al tracollo di questo settore: abbiamo visto chiudere a Palermo librerie storiche che per noi erano un punto di riferimento come la Dante e Flaccovio; abbiamo visto grossi distributori come Pde associarsi a Feltrinelli e poi lasciare la Sicilia; ma soprattutto abbiamo assistito all’avvento dell’ebook, cambiamento traumatico – anche se non necessariamente negativo – a mio avviso ancora non bene compreso nelle sue possibili valenze. Nel 2004 non era considerata una follia aprire una casa editrice, oggi forse lo è. Del resto la crisi investe un po’ tutti i settori e tutti richiedono uno sforzo enorme per restare a galla, per cui credo che sia proprio in questi momenti storici che valga la pena dedicarsi ai propri sogni e, del resto, questo è un lavoro che si sceglie, innanzitutto, per passione. Un editore oggi lotta continuamente e per ogni cosa, come per la distribuzione in primo luogo, per fare accettare il proprio libro nelle librerie sommerse di titoli a prezzi bassissimi e scontatissimi, non è facile. Mi riferisco, in particolare, alle librerie appartenenti ai grossi gruppi che ormai detengono il monopolio e chiudono le porte inesorabilmente persino all’editoria che si occupa degli aspetti culturali artistici e monumentali del territorio (come nel nostro caso). C’è poi il problema di sostenere spese di stampa, altissime come nel caso dei nostri titoli, che necessitano di carta di alta qualità e della presenza del colore”.