La ricetta di Adriano Giannola per consolidare i segnali di crescita rilevati nel Sud dalle anticipazioni del Rapporto Svimez appare sul Sole 24 ore dell’8 agosto. A pagina 2 figura una intervista al presidente dell’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, che esordisce dando una spiegazione della vastità dell’economia sommersa nel Meridione: non un cono d’ombra inesplorabile, ma interfaccia “informale” che consentono alle attività a vista, che si svolgono in prevalenza al Nord, di reggere i conti. «… vivendo realtà come quelle meridionali – dice l’economista nato a Fermo -, le impressioni suggeriscono che l’economia sommersa… del Sud conserva una funzione “nazionale”…. Complemento essenziale, che dà sostegno a certi settori produttivi, come per esempio il tessile di lusso”.
Come contrastare il fenomeno per consentire il recupero di risorse che sfuggono alle casse dello Stato?
“Da tempo – spiega Giannola – sosteniamo la necessità di realizzare zone economiche speciali… Lo Stato dovrebbe rinunciare a un certo tipo di fiscalità aggressiva, con investimenti mirati a favore dello sviluppo di aree come quelle di Napoli o Taranto”. E non si dica che non è possibile o che non si è mai fatto. Lo si è visto a Tangeri, in Marocco oppure, per non andare troppo lontano, si guardi a quanto avvenuto in Polonia,
un Paese dell’Unione che non rientra nell’area euro, gode di finanziamenti europei ma ha mantenuto la possibilità di politiche fiscali autonome. “Qui – spiega Giannola – una dozzina di zone economiche speciali ha permesso di creare oltre 200 mila nuovi posti di lavoro”. Risultato raggiunto in soli dieci anni.
In una zona non troppo distante dal Mezzogiorno, anzi più vicina al cuore dell’Europa, sono state create condizioni molto più attrattive per gli investimenti.
Ma se le anticipazioni dell’ultimo rapporto Svimez segnalano nel 2015 – nonostante tutto – un ritorno alla crescita del Mezzogiorno dopo sette anni di contrazioni consecutive (il Pil in salita dell’1%), ciò testimonia per Giannola l’alta reattività del Mezzogiorno: “una conferma che il Sud potrebbe correre molto più velocemente, a vantaggio anche dei territori del Nord, se ci fossero investimenti speciali per rendere determinate aree più accessibili e attrattive”.