Di NADIA PEDICINO
In Italia le imprese confiscate sono 1.707 e i beni immobili 11.237. Oltre la metà è concentrata in Sicilia (36,5%) e Campania (20,3%), ma anche nel Nord vi è una presenza significativa. Commercio, costruzioni, turismo ed attività low tech e no-export oriented i settori maggiormente interessati. In prevalenza sono aziende con capitale tra i 10 e i 20 mila euro.
Sono questi i dati che emergono nel nuovo numero monografico della rivista internazionale Rassegna Economica dal titolo: “Le aziende sequestrate alla criminalità organizzata. Valore, limiti e problematiche di gestione” presentato oggi nel capoluogo campano presso la sede del Banco di Napoli. Ad introdurre i lavori il Presidente Banco di Napoli Maurizio Barracco, il numero uno di SRM Paolo Scudieri, e il Direttore Generale del Banco di Napoli Franco Gallia. Mentre Salvio Capasso, Responsabile Economia delle Imprese SRM e coordinatore editoriale della rivista, e Luigi Donato, Vice Capo Dipartimento Banca d’Italia, hanno approfondito la dimensione del fenomeno delle aziende sottratte alla criminalità organizzata attraverso la quantificazione del valore diretto ed indiretto sul territorio, il funzionamento dell’impianto normativo, nonché le problematiche relative agli aspetti gestionali.
1700 imprese e 11mila immobili
“Le dimensioni del fenomeno sono ragguardevoli – dichiara il presidente del Banco di Napoli Maurizio Barracco – oltre 1700 aziende, 11.000 immobili e notevoli somme di denaro. L’efficienza da parte dello stato nella gestione di questo patrimonio, soprattutto in una fase critica dell’economia diventa fondamentale sia come simbolo della capacità dello stato di ripristinare la legalità ma anche di conservare se non addirittura di accrescere posti di lavoro oggi così importanti. Il Banco di Napoli del Gruppo Intesa Sanpaolo da sempre vicino al territorio è pronto a collaborare nel settore di propria competenza e cioè il settore finanziario per agevolare il raggiungimento di tale efficienza”. A dar voce agli imprenditori Paolo Scudieri, Presidente Studi e Ricerche Mezzogiorno che afferma: “Come imprenditore, oltre che come Presidente di SRM, sono fortemente convinto che la presenza di corruzione e illegalità producano gravi distorsioni nel sano processo competitivo di mercato e favoriscano l’inaridimento imprenditoriale, limitando di fatto il nascere di nuove imprese e quindi di nuove prospettive per il futuro stesso dei nostri giovani. Inoltre questi fenomeni producono un enorme danno di immagine per il nostro Paese a discapito della maggioranza di imprenditori che lavorano onestamente”.
Gli intrecci perversi fra criminalità e economia
Dello stesso parere è Franco Gallia, Direttore Generale Banco di Napoli che rileva: “I dati mettono bene in evidenza che il tema della gestione e valorizzazione delle attività imprenditoriali sequestrate alla criminalità organizzata è assolutamente centrale per l’economia italiana, ed ancor di più per il Mezzogiorno. Sciogliere il perverso sistema di intrecci tra società civile e società illegale e interrogarsi sul fatturato e sui costi, diretti e indiretti, della criminalità, significa anche capire quanto l’economia illegale ferisce il tessuto sano. Basta pensare che il costo del credito è mediamente più elevato nelle aree a elevata attività criminale proprio perché il tasso sconta il rischio che l’impresa cliente sia vulnerabile all’ambiente nella quale opera. Occorre rendersi conto che corruzione e illegalità sono un costo non più sopportabile”. Il convegno si è concluso con la cerimonia di assegnazione del Premio Rassegna Economica 2014. La consegna dei riconoscimenti ha visto la partecipazione dei vincitori del bando dei due filoni di ricerca proposti quest’anno: “L’economia del Mezzogiorno nel contesto competitivo nazionale ed internazionale”, vincitore Paolo Di Caro con il saggio “Shocking Aspects of Mezzogiorno: Resilience, Vulnerability and Regional Growth”; e “Le caratteristiche competitive e le dinamiche evolutive della Maritime Economy in Italia e nel Mezzogiorno”, vincitori Monica Grosso, Lucia Leporatti e Alessio Tei con il saggio “I Porti del Mezzogiorno: tra competitività presente e futura”.
Il Premio – alla sua quarta edizione – è stato istituito in occasione degli 80 anni della storica rivista per dare spazio a studi brillanti di giovani ricercatori e puntare alla valorizzazione del ruolo della Rassegna Economica come strumento per fornire stimoli innovativi in campo imprenditoriale e istituzionale sulle più importanti e attuali questioni concernenti lo sviluppo dell’economia e la competitività delle imprese e delle infrastrutture nel contesto nazionale ed internazionale.