Il nuovo reddito di cittadinanza giallo-verde sarà definito nei dettagli in un provvedimento da hoc, un disegno di legge collegato o anche un decreto legge, ma fin da ora, come si legge nelle bozze, è stabilito che sarà destinato a una platea potenziale di oltre 5 milioni di persone che si trovano sotto la soglia di povertà. Nello specifico, i destinatari saranno disoccupati, inoccupati o pensionati «poveri». È stato specificato che per usufruire dell’assegno basterà essere residenti in Italia da almeno 5 anni.
CONDIZIONE per ottenere il sussidio sarà avere un reddito Isee del nucleo familiare inferiore a circa 9.300-10.000 euro. Ma se si ha casa di proprietà, l’importo comunque scenderà, scomputando una sorta di affitto virtuale. Una seconda casa, un box o un terreno, di valore non superiore a 30mila euro, non eliminano il diritto, ma fanno calare l’importo.
IL QUANTO si può ottenere è noto: 780 euro mensili. Ma si tratta di una cifra standard per un single, perché l’importo sarà a fisarmonica: aumenterà in relazione alla composizione del nucleo familiare. Così per una famiglia composta da un genitore e un figlio minore di anni 14, ci saranno in ballo 1.014 euro mensili. Se i genitori sono due e due i figli minori, l’assegno arriverà a 1.638 euro. Nell’ipotesi di famiglie molto numerose, si potranno superare anche i 2 mila euro mensili.
CONTERANNO, ai fini dell’importo, anche le proprietà immobiliari. Chi ha la casa di proprietà, dovrà accettare un taglio di circa 400 euro come affitto ‘virtuale’: così si scenderà a 380 euro nel caso di un single. È da definire la durata del trattamento: in origine si era ipotizzata una durata massima di tre anni, ma si dovrebbe scendere a 18 mesi, con qualche possibilità di proroga ma con paletti più stringenti.
IL REDDITO di cittadinanza, secondo l’ultima tabella di marcia, dovrebbe partire in primavera, ad aprile. Ma, sulla scorta delle indicazioni del sottosegretario Cinquestelle all’Economia, Laura Castelli, per ottenerlo il cittadino non dovrà presentare neanche la domanda. Sarà lo Stato, nella forma dei Centri per l’impiego o dei servizi sociali dei comuni, a convocare il possibile destinatario per prenderlo in carico e attribuirgli l’assegno. UN’OPERAZIONE che dovrebbe essere possibile mettendo in connessione tutte le banche dati: da quella dell’Inps a quella dell’Agenzia delle Entrate, fino a quelle dei servizi sociali e dei sistemi informativi regionali. Ma se il disoccupato non dovesse essere chiamato, potrà comunque rivolgersi di sua iniziativa al centro per l’impiego o al servizio sociale per presentare la domanda con relativo Isee. Nel progetto messo a punto da Domenico Parisi, consulente del M5S per la riforma, nei centri per l’impiego sarà presente anche uno psicologo.
«CARTA di cittadinanza» e app (che si chiamerà Io.Italia): sono queste, secondo le ultime indiscrezioni, le due soluzioni tecnologiche alle quali sta lavorando la task force di informatici e sviluppatori di Palazzo Chigi e ministero del Lavoro per dare attuazione al reddito. Una card sulla quale caricare l’assegno e un’app su smartphone, tablet o web per effettuare acquisti online o pagare l’affitto via bonifico.
LA CARD potrà essere usata per gli acquisti nei negozi di beni e servizi di prima necessità, escluse spese ‘immorali’: gioco d’azzardo, sigarette, alcolici. Il sostegno, però, è garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica ‘geografica’; l’obiettivo è non penalizzare chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o regione.