Dietro le recenti turbolenze dello spread ci sono diversi fattori, dalle speculazioni internazionali sulla situazione italiana agli hedge fund ribassisti. Il referendum appare comunque solo un pretesto: in realtà lo spread che si è allargato fino a quota 19 negli ultimi giorni, frenato solo dalle voci di un intervento Bce nel post 4 dicembre, è frutto di una serie di concause. In primis, appunto, gli hedge fund ribassisti: i gestori di questi fondi hanno infatti individuato nel debito pubblico italiano (e nelle banche) la gallina dalle uova d’oro con cui fare un po’ di utili in vista del referendum basta puntare sul ribasso dei prezzi e sul rialzo dei rendimenti sfruttando l’incertezza generale. E così, soprattutto attraverso i futures, il tiro a segno sui BTp è diventato di moda almeno da ottobre. Alla speculazione opportunistica del momento, poi, si è associato un tono prudente degli altri investitori internazionali. Anche quelli non speculativi: banche, assicurazioni, fondi di lungo termine. In questo contesto inoltre non si sta verificando quanto accaduto ad esempio nel 2011, quando a fronte di una forte speculazione internazionale aveva fatto da contrappeso una altrettanto forte risposta da parte del sistema finanziario. Ora, invece, le banche italiane non sono più così interventiste. Anzi: gli ultimi dati di Bankitalia (aggiornati solo a settembre) dimostrano che stanno lievemente vendendo.