“Ora partono tutti – Scrive Lino Patruno sulla Gazzetta del Mezzogiorno – Tante volte abbiamo parlato dei giovani costretti ad andar via da un Sud passato dall’emigrazione delle valigie di cartone a quella dei trolley e dei computer. Ma la novità è che vanno al Nord e cosa scoprono? Che neanche lì ci sono più i giovani, andati via come loro. All’estero. Se prima il deserto lo rischiava solo il Sud, ora lo rischia tutta l’Italia nell’emorragia delle partenze con biglietto di sola andata. Né si può scomodare l’Inferno di Dante per dire che aver compagni al duol scema la pena. E’ una giustizia al ribasso. Perché nel Festival delle diseguaglianze che è l’Italia, la diseguaglianza fra le generazioni concorre con la diseguaglianza fra i territori. La Questione giovanile nazionale è la nuova Questione meridionale”.
Maurizio De Giovanni, sul Corriere del Mezzogiorno, si interroga invece sull’ultima frontiera dei rifiuti tossici: “Il pensiero che non esista controllo nei materiali che poi diventano mattoni e case e negozi è agghiacciante. Quello che mangiamo, quello che respiriamo, quello che indossiamo, e adesso i posti in cui abitiamo e viviamo: ricordiamocene, quando pensiamo che in fondo non ci toccano, che non sono fatti nostri, che è solo fiction”.
Infine, Bruno Manfellotto, sull’Epresso, cerca di spiegare perchè (sbagliando) di Napoli si parla così poco in questa campagna elettorale. “Le telecamere seguono Virginia Raggi e Alfio Marchini in ogni strada di Roma, i siti aggiornano i sondaggi, Giorgia Meloni spunta da ogni tv. E vabbè,è la Capitale. I giornali ci rimandano lo scontro all’ultimo voto tra Beppe Sala e Stefano Parisi, i poteri forti si schierano, la città si divide.
E vabbè, è la capitale morale. Occhi puntati anche su Torino, e si capisce, perché se Piero Fassino dovesse incontrare difficoltà… A Napoli, invece, non si riserva la stessa attenzione. Come se il 5 giugno non si votasse anche li o meglio, come se si giocasse una partita che molti nel Pd considerano persa in partenza.