Francia del sud, Parc Règional des Grands Causses: i 10 mesi successivi alla sua reintroduzione in natura, Eglazine li trascorre perlustrando in lungo e in largo valli e montagne limitrofe. Per qualche settimana si accompagna anche a Calandreto, giovane maschio dei Pirenei, poi la gipeta italiana nata al Parco Natura Viva di Bussolengo, spariglia le carte e il 19 di aprile punta da sola verso nord. Il GPS che ha applicato sulla schiena indica che oltrepassa i confini dei territori già conosciuti e sorvola l’Arco di Trionfo di Parigi nella giornata tra il 23 e il 24 aprile. Solo di passaggio, perché già il giorno successivo approda in Normandia e si ferma due notti in una vecchia cava sulle coste de La Manica. Da lì, vira a est: entra in Belgio, sorvola Anversa e passa il confine. In questi primi giorni di maggio Eglazine vola in Olanda, 80 chilometri a sud-est di Amsterdam: nel giro di 14 giorni ha percorso quasi 2mila chilometri, attraversato tre nazioni europee ed è passata da un ecosistema poco lontano dal Mar Mediterraneo ad uno prossimo al Mare del Nord. Un areale ai confini settentrionali d’Europa in cui la presenza dell’avvoltoio gipeto, il più grande del Vecchio Continente, vicino all’estinzione secondo IUCN, non è prevista.
“Il progetto europeo di reintroduzione guidato dalla Vulture Conservation Foundation del quale siamo parte – spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva – ha lo scopo di ricostituire la presenza dell’avvoltoio gipeto nella fascia geografica che va dalla penisola iberica alle Alpi, passando per i Pirenei. Ed è proprio sui Pirenei che si concentra il progetto LIFE Gypconnect: Eglazine, nata il 12 marzo del 2020 al Parco Natura Viva, è stata rilasciata sul Massiccio Centrale il 12 giugno. Non è raro che i giovani gipeti intraprendano il loro viaggio verso nord, ma fin dove si è spinta Eglazine non è riportata la presenza di altri esemplari e non sappiamo come si sia nutrita durante il suo viaggio. Nè possiamo prevedere dove vorrà arrivare”. Il gipeto è conosciuto infatti per avere un’alimentazione molto specializzata: l’85% della sua dieta è costituita da ossa e midollo delle carcasse che rinviene nei suoi habitat, il che lo rende anche “spazzino” della natura, in grado di limitare la diffusione di malattie. “Continueremo a monitorare Eglazine in ogni suo movimento grazie al progetto Life Gypconnect – conclude Spiezio – e non ci resta che sperare che le minacce che pendono sui gipeti di tutta Europa (avvelenamento, degradazione dell’habitat, scarsità di cibo e collisioni con le linee elettriche), su di lei possano non avere effetto”.