Frena sulle 200mila assunzioni nella pubblica amministrazione, ma tende la mano a De Luca sulla revisione dei criteri per l’assegnazione dei fondi al Sud. Renzi non svela un nuovo piano per il Mezzogiorno; fissa piuttosto alcuni paletti che, dice, dovranno caratterizzare l’azione del suo governo. Prima, però, c’è da superare lo scoglio del referendum, che sarà in ogni caso uno spartiacque. Il premier lo lascia intendere quando osserva che l’appuntamento del 4 dicembre è «un momento in cui si farà chiarezza». A poche ore dall’ultima visita (giovedì ha inaugurato a Pozzuoli l’anno accademico 2016/2017 degli Istituti di formazione dell’Aeronautica militare), il presidente del Consiglio torna all’ombra del Vesuvio. Lo fa per chiudere l’assemblea nazionale sul Mezzogiorno promossa d’intesa con l’amico governatore della Campania e con Unioncamere. Quando arriva Renzi trova «su tutti i giornali» la proposta lanciata 24 ore pr ima da De Luca, un «piano choc per assumere 200mila giovani nella pubblica amministrazione al Sud». Un’ipotesi che non ha convinto il ministro dello Sviluppo economico Calenda e sulla quale neppure Renzi si sbilancia: «Per ora non c’è una soluzione numerica, ma bisogna riflettere nel merito. Dopo dieci anni di blocco del turn over torneremo ad assumere, selezionando tuttavia figure precise». Il ragionamento del premier è chiaro: se serviranno medici e infermieri, allora si assumeranno medici e infermieri, come in parte sta già avvenendo. E lo stesso si farà ad esempio con i ricercatori, senza impiccarsi all’aritmetica.