Spostare la pressione fiscale dal lavoro all’inquinamento in Europa (ad esempio, con l’aumento delle tasse sulle fonti di inquinamento atmosferico e idrico) può essere vantaggioso, generando entrate pari a 35 miliardi di euro in termini reali nel 2016, che arriverebbero a 101 miliardi di euro nel 2025, con cifre molto più alte se venissero anche adottate misure per abolire le sovvenzioni dannose per l’ambiente. A seconda dello Stato membro interessato, le possibili entrate variano da più dell’1% a oltre il 2,5% del Pil annuo sempre nel 2025. Lo suggerisce uno studio pubblicato dalla Commissione Ue (basato sui dati di dodici stati membri), secondo il quale per l’Italia le entrate sarebbero pari a 10,3 miliardi nel 2016 (0,64% del pil) e a 25,5 nel 2025, l’1,43% del prodotto interno lordo annuo. Secondo Bruxelles l’armonizzazione delle tasse di circolazione sui veicoli basate sulle emissioni potrebbero valere 4 miliardi al 2025, le tasse sui voli aerei 3,9 miliardi e sul consumo di acqua fino a 4,1 miliardi. Ulteriori margini potrebbero esserci dalla rimozione dei sussidi alle fonti più inquinanti stimabili tra i 6,6 e gli 8,7 miliardi al 2016.
Inoltre, calcola lo studio europeo, per il nostro paese ci sarebbero benefici indiretti da una riduzione degli impatti ambientali al 2025 dello 0,06% del Pil, cioè 966 milioni di euro (in termini reali rispetto al 2013). “Investire nella protezione dalle inondazioni può apportare benefici complessivi per l’economia, soprattutto se si privilegiano soluzioni basate sulla natura, molto efficaci sotto il profilo dei costi – ha detto il commissario Ue all’Ambiente Janez Potocnik -. Inoltre, la riforma della fiscalità ambientale potrebbe quasi raddoppiare le entrate delle tesorerie nazionali rispetto a quelle attuali, offrendo vantaggi per l’ambiente e la possibilità di tagliare le tasse sul lavoro o di ridurre il disavanzo; un argomento, quest’ultimo, particolarmente convincente e che potrebbe spingere a cambiare lo status quo”.
Un secondo studio, che esamina il legame esistente tra l’ambiente e le politiche economiche, compreso l’impatto macroeconomico delle inondazioni e le migliori prassi nel sostenere le Pmi che utilizzano le risorse in modo efficiente, senza dimenticare la spesa per l’ambiente in tutti gli Stati Membri. Il costo totale approssimativo dei danni causati dalle inondazioni nell’Ue, nel periodo 2002-2013, è stato di almeno 150 miliardi di euro. Investire in misure volte a ridurre le inondazioni, recita lo studio, rappresenta una soluzione estremamente efficace, “con un costo dalle 6 alle 8 volte più basso rispetto a quello per rimediare ai danni causati dalle alluvioni”. Fattore ancora più importante è il fatto che i vantaggi derivanti dagli investimenti nelle infrastrutture verdi, ad esempio il ripristino di elementi naturali per gestire e immagazzinare l’acqua durante le alluvioni, includono l’aumento della biodiversità e la riduzione dei costi per la costruzione.