Per il Quirinale il voto è referendario e non politico, quindi comunque vada Renzi è legittimato a governare. Se al contrario il premier si dicesse disponibile alle dimissioni, Mattarella sarebbe pronto a inviarlo di nuovo alle Camere per ottenere una nuova fiducia. Nessuna crisi formale, insomma. (…) “Il Presidente andrà alle urne a Palermo e tornerà a Roma per la notte dei risultati. Stop preventivo alle recriminazioni contro il voto degli italiani all’estero”. II Presidente voterà domani nella solita scuola media di Palermo, a due passi da casa. Poi prenderà l’aereo, tornerà a Roma e, vista l’ora tarda dei risultati, seguirà la notte del referendum dal salottino con tivù che sta una rampa di gradini sopra il suo studio al Quirinale. Non sono previsti «gabinetti di crisi», al massimo qualche telefonata con i collaboratori più stretti che a loro volta se ne staranno per conto loro. Chiaro che se vincesse il NO, e Renzi si dimettesse, pure l’agenda presidenziale verrebbe rivoluzionata. Ma sul Colle non si percepisce il clima nevrotico delle grandi vigilie; anzi, è come se tutto sia stato già apparecchiato per qualunque evenienza. Nell’ipotesi, tutt’altro che inevitabile, di una crisi di governo saranno necessari comportamenti responsabili, almeno da parte di chi non è disponibile a cedere a derive pericolose. Il presidente della Repubblica, in questa eventualità, saprà gestire con capacità ed equilibrio il vuoto di potere e assicurare una transizione efficace e ordinata che porti rapidamente a una nuova legge elettorale e al rispetto degli impegni sul conti economici del sistema Italia.