Tawakkul Karman attivista yemenita nasce il 7 febbraio 1979, figlia di un ministro degli affari giuridici, leader dei fratelli musulmani, segue le orme del padre, fino a dare vita, nel 2005, al movimento rivoluzionario e umanitario Giornaliste senza catene. Donna forte, coraggiosa, si tolse il niqab, il velo semi-integrale durante la conferenza sui diritti umani del 2004, invitando tutte le altre donne attiviste a farlo al fine di ottenere la tutela e la salvaguardia dei diritti umani in particolare sulle donne.
Il pensiero di questa giovane donna è quello di una rivoluzione rosa, col chiaro intento di difendere in prima istanza la libertà di pensiero, d’espressione e di istruzione delle donne tanto da urlare apertamente contro il dittatore yemenita Al Abd Allah Saleh ed il suo governo. Ciò le costerà minacce, tentativi di corruzione ed infine il carcere. Liberata sulla parola, Tawwakul riprenderà a lottare e a partecipare in prima persona a sit-in, radunando gruppi di studenti ispirandosi alla rivoluzione egiziana e alle sommosse popolari in Tunisia del 2011. Nel corso di una manifestazione viene nuovamente arrestata il 17 marzo 2011. Dal carcere scriverà un articolo per il New York Times attaccando Stati Uniti e Arabia Saudita accusandoli di sostenere il regime del dittatore yemenita Saleh con testuali parole «usano la loro influenza per garantire che i membri del vecchio regime rimangano al potere e perché lo status quo sia mantenuto. Le agenzie statunitensi di controterrorismo e il governo saudita hanno una salda presa sullo Yemen al momento. Sono esse, e non il popolo yemenita e le sue istituzioni costituzionali, che controllano il PaeseLa donna sostiene che la democrazie dello Yemen dipenderà solo dalla politica estera degli stati Uniti ed invita pertanto i responsabili politici americani a sostenere il movimento democratico yemenita ed abbandonare il vecchio regime di Saleh che ha ucciso più donne, bambini e innocenti che terroristi.
Una giovane e coraggiosa voce, una donna capace di gridare a nome del suo popolo, dei giovani coinvolti nella rivoluzione del suo Paese, gente che ha sete di giustizia, di libertà e di garanzie. Fiduciosa nella rinascita e nelle istituzioni internazionali, la Kerman è convinta che un cammino insieme possa eliminare la cultura del terrorismo e le cause dell’estremismo mirando alla stabilità politica dello Yemen, al rispetto dei diritti umani e allo sviluppo di una società civile.
Nel 2011 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace con la seguente motivazione: “per la sua battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e dei loro diritti alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”.
B S Aliberti Borromeo