Se nei secoli precedenti la scrittura letteraria era attività prettamente maschile, dove la figura letteraria della donna era filtrata (con poche eccezioni) dall’ottica degli uomini, le nuove scrittrici del nostro secolo, hanno conquistato uno spazio sempre più ampio nella letteratura, proponendo personaggi femminili innovativi, forti delle acquisizioni del movimento femminista, esse sanno imporsi e rifiutare i ruoli tradizionali imposti dal potere maschile.
E’ il caso di Dacia Maraini (Firenze 1936), scrittrice attualissima che già dal suo primo libro “ La vacanza” apparso nel 1962 offre un’indagine sulla condizione femminile, proponendo ritratti di donne intimamente problematici: questo libro racconta, in modo spoglio e oggettivo della beve vacanza di una giovane quattordicenne, uscita di collegio, che vive senza emozioni, in modo del tutto insensibile un fuggente esperienza di sesso; sullo sfondo l’estate del 1943, un’Italia dilaniata dal fascismo e dalla guerra a cui lei resta totalmente indifferente.
Segue poi “ L’età del malessere” nel 1963. “ A memoria” 1967, “Memorie di una ladra” 1974, “ Donne mie”, raccolta di poesie, “Donne in guerra” 1975 dove l’autrice tratta con disinvoltura temi come le lotte femministe, i rapporti conflittuali con la famiglia repressiva e la figura paterna e repressiva, la violenza delle istituzioni sulle donne, la liberazione della sessualità, l’aborto.
Via via l’autrice prolifera una serie di romanzi sempre più avvincenti e sempre più impiantati sulla condizione femminile, appaiono “ Mangiami pure”, “ Lettere a Marina”, “ Isolina”, “ La lunga vita di Marianna Ucrìa”, “Bagheria”, “ Voci” “ Dolce per se” che hanno ottenuto largo successo di pubblico, fino al suo ultimo lavoro “ Chiara d’Assisi”. Qui la Maraini presenta una Chiara diversa da come le biografie l’hanno proposta: pur essendo vissuta sempre in ombra a Francesco, è una donna forte coraggiosa, prima donna e poi santa dal corpo tormentato, una giovane ragazza che ha saputo ribellarsi alle regole del suo tempo, creando delle regole proprie, ribellarsi alla chiesa rimanendo al suo interno con profonde innovazioni. Chiaro è il sottotitolo: Elogio alla disobbedienza da cui si evince la forte personalità della giovane donna, ponendo al centro il tema della libertà. La stessa autrice in un’intervista ha ammesso di essere agnostica, quindi nulla di religioso, solo la voglia di raccontare una vita così limpida, una figura così affascinante, una dimostrazione alla capacità di dialogo tra credenti e non credenti, provocatorio per alcuni aspetti. Un forte legame tra la scrittrice e la Santa d’Assisi legate dalla volontà e dalla necessità di parlare; voci spesso negate perché vere e crude ma pur sempre dolci e taglienti nel raccontare verità spesso nascoste, dolorose e a volte inumane.
B S Aliberti Borromeo