Questa è la vittoria delle industrie delle armi, sono i più grandi vincitori. Loro non vogliono la pace, vivono delle guerre. E noi stiamo tradendo la nostra costituzione». Lo afferma Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, religioso, pacifista, in un’intervista di Luca Monticelli alla Stampa in cui dice che non è d’accordo con la decisione dell’Italia di spedire l’artiglieria in Ucraina. Don Ciotti, anche lei equidistante? «Non si può essere neutrali, la Russia è l’oppressore e gli ucraini sono un popolo oppresso. Possiamo dare una mano e aiutare i partigiani, gli uomini e le donne che lottano come abbiamo lottato noi per la nostra libertà». E come li aiutiamo se non diamo loro le armi che chiedono? «Mi piacerebbe che l’Europa e le Nazioni Unite tentassero altre strade, insistendo con una mediazione. Dov’è questa Europa? Sono passati due mesi e Putin ha già distrutto città intere». Il decreto del governo che stabilisce l’invio di armi all’Ucraina è stato approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano. «È stato votato in fretta e furia, vorrei vedere questa velocità anche su altri temi. Io ero già preoccupato quando il governo aveva annunciato di voler aumentare le spese militari fino al 2 per cento del Pil, e continuo ad esserlo. Il riarmo è una scelta immorale». L’Italia che cosa dovrebbe fare allora? «C’è una riflessione più ampia che deve essere fatta: la pace ha bisogno di verità, di giustizia sociale, noi abbiamo tradito la dichiarazione universale dei diritti umani e abbiamo anche tradito un po’ la nostra Costituzione. È il momento di fare una grande riflessione e di vivere un conflitto, anche in modo acceso, ma con la nostra coscienza, chiederci che cosa fare di più, essere responsabili e consapevoli, non essere cittadini a intermittenza». L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, recita la Costituzione. Ma c’è anche scritto che la difesa della patria è un dovere sacro. Lei dice che l’abbiamo tradita, ma riconosce la resistenza degli ucraini. Non è una contraddizione? «Gli uomini e le donne hanno il diritto di difendere la loro libertà, ma perché non parliamo pure di tutti gli altri conflitti che sono nati e continuano a nascere, che fanno migliaia di persone sfollate, mutilate, costrette a scappare? Certo, è giusto parlare di questa guerra che è praticamente a casa nostra, ben venga l’accoglienza per gli ucraini, ma perché non c’è la stessa attenzione nei confronti di altri migranti che continuano a morire in fondo al mare e che noi respingiamo alle frontiere?».
