Alessandro Corti
Da oggi si fa sul serio. Per nove giorni, da quando cioè Salvini ha aperto virtualmente la crisi, i due alleati dell’ormai ex governo gialloverde, se le sono date di santa ragione. Il duello è proseguito anche ieri, con le nuove bordate dei pentastellati contro Salvini. Con una novità: rispetto alla settimana scorsa, la situazione si è di fatto capovolta, con il M5S che da assediato ha cambiato completamente tattica, lanciando una vera e propria offensiva contro la Lega. Ma gli esiti della crisi di governo sono tutt’altro che scontati. Toccherà al Presidente della Repubblica, rientrato con qualche giorno di anticipo dalle sue vacanze in Sardegna, sbrogliare una matassa estremamente complicata. Finora il Quirinale si è tenuto distante dalle polemiche di giornata. Facendo filtrare solo il suo disappunto per la proposta di Salvini di approvare il taglio dei Parlamentari facendo però scattare la riforma costituzionale solo fra cinque anni. Un paradosso dal punto di vista giuridico. Ma ora, però, che la crisi si sta avvicinando al suo punto di svolta, con il dibattito sulla fiducia al premier Conte, Mattarella ha già fissato i suoi paletti. Tanto per cominciare, qualsiasi sia la soluzione della crisi, la priorità del Quirinale sarà di mettere in sicurezza l’economia, i conti pubblici e, quindi, il risparmio degli italiani. Nessun salto nel vuoto, a cominciare dalla prossima legge Finanziaria. Ma c’è di più. Sul Colle più alto si guarda con sospetto a formule politiche pasticciate o, peggio ancora, frutto di convenienze politiche. Nessuna strada, ovviamente, è preclusa. Il Parlamento è sovrano e, quindi, sono sempre possibili maggioranza alternative. A condizione, però, che nascano su presupposti politici seri e programmi solidi. Altre strade non sono praticabili. Terzo paletto, il rispetto della Carta Costituzionale, che assegna ruoli e compiti ben definiti a tutte le parti in causa. Scorciatoie non saranno possibili. Se Conte, martedì, avvierà il processo che porterà alle dimissioni, Mattarella entrerà in campo con un rapido giro di consultazioni, non più di 36 ore, per valutare le priorità dei partiti. Poi, comincerà a ragionare sugli scenari e i possibili sbocchi della crisi. Solo in presenza di prospettive concrete, partirebbe un secondo giro di consultazioni per evitare il ricorso alle urne. L’obiettivo, in sostanza, è di arrivare ad un governo stabile, in grado di affrontare le pesanti sfide che il Paese ha di fronte, soprattutto sul versante dell’economia. E, dopo il futile chiacchiericcio degli ultimi giorni, la discesa in campo del Quirinale è importante soprattutto per riportare la politica nei binari della Costituzione e del confronto corretto. Nell’interesse dell’intero Paese e non dei singoli partiti. O, peggio ancora, dei rispettivi leader.