Il presidente della Repubblica libanese Michel Suleiman ha firmato il decreto di estradizione per Marcello Dell’Utri poco prima della scadenza del suo mandato, a mezzanotte. A comunicarlo all’Ansa il giudice Ahmad al Ayubi, che segue la vicenda per il ministero della Giustizia. Il suo legale Nasser al-Khalil presenterà istanza di ricorso.
Marcello Dell’Utri sconterà dunque in Italia la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, che il 9 maggio scorso ha avuto il sigillo definitivo della Corte di Cassazione e che lo ha riconosciuto colpevole di aver avuto ininterrottamente rapporti con la mafia palermitana dal 1974 al 1992. Non si sa però ancora quando il cofondatore di Forza Italia tornerà, forse la prossima settimana.
Dell’Utri era in Libano dal mese scorso, quando sembrava imminente la sentenza, dal 16 aprile in stato di detenzione in un ospedale di Beirut. Con l’estradizione si chiude una vicenda giudiziaria iniziata 20 anni fa, nel 1994 quando è indagato per concorso esterno, e il 26 novembre ’96, comincia l’udienza preliminare: l’accusa è di collusioni trentennali con pezzi da Novanta di Cosa nostra e di avere garantito a Berlusconi, che in cambio avrebbe pagato fior di milioni, la protezione delle cosche. L’ex politico va a giudizio. Il 5 novembre del 1997, davanti al tribunale, presieduto da Leonardo Guarnotta, parte il processo di primo grado. Vengono celebrate 253 udienze e sentiti oltre 270 testi. L’11 dicembre del 2004 Dell’Utri viene condannato a 9 anni di carcere. Nel 2006 comincia il processo di secondo grado: la corte, presidente Claudio dall’Acqua, riapre l’istruttoria dibattimentale e sente tra l’allora neopentito Gaspare Spatuzza. Il 29 giugno 2010, la condanna a 7 anni, ma esclude che il manager abbia mantenuto rapporti coi clan dopo il 1992. Il 9 marzo del 2012 la Cassazione annulla. I giudici romani ripassano la palla alla Corte d’appello di Palermo chiamata a rivalutare gli anni tra il 1977 e il 1992. Passa in giudicato l’assoluzione per le accuse successive al ’92.
Il nuovo processo d’appello parte il 18 luglio del 2012, lo stesso giorno in cui Dell’Utri apprende che i pm di Palermo lo indagano per estorsione ai danni di Berlusconi. Arriva una nuova condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa: i giudici ritengono Dell’Utri un “mediatore contrattuale” del patto di protezione tra Berlusconi e Cosa nostra dal ’74 al ’92 (per il periodo successivo è stato assolto).