II sasso lo ha lanciato il sindaco Leoluca Orlando: lui quella parte del decreto sicurezza che sospende i diritti dei migranti richiedenti asilo non la applica a Palermo. Orlando ha impartito in modo netto ai suoi uffici «la disposizione di sospendere la legge 132 del 2018». Dietro di lui si è già formata una fronda di sindaci, pronti a sfidare il decreto sicurezza, invocando la Carta Costituzionale. Ci sono il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e quello di Firenze Dario Nardella. A Parma il sindaco che fu del Movimento Cinque Stelle, Federico Pizzarotti, rompe gli argini e non esita a schierarsi contro quel decreto che lascia aperto «un vulnus» non certamente tollerabile. Il problema è questo: secondo il decreto sicurezza i migranti che richiedono asilo non potranno più essere iscritti all’anagrafe del comune e, di conseguenza, non potranno godere di diritti basilari. «Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario», dice Dario Nardella sindaco del Pd, e gli fa eco de Magistris: «Noi continueremo a concedere la residenza e non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata». Anche il presidente dell’Anci Antonio De Caro chiede con urgenza un tavolo di confronto con il governo per correre ai ripari e predisporre correttivi e il segretario del Pd Martina rilancia l’idea di un referendum abrogativo della legge. Voce fuori dal coro quella del sindaco di Genova Marco Bucci: «Ad ottobre abbiamo chiesto 150 posti in più di Sprar per accogliere e integrare migranti che hanno ottenuto lo stato di rifugiato. Credo che il Decreto sicurezza ci aiuterà in questo. Io applico la legge. Se un giudice concede lo status di rifugiato sono ben felice di accoglierlo. Se lo respinge, ne prendo atto». La prima reazione di Matteo Salvini alla levata di scudi dei sindaci è stata a caldo su Facebook: «Con tutti i problemi che ci sono a Palermo il sindaco sinistro pensa a fare disobbedienza sugli immigrati». Poi il vicepremier e ministro degli Interni leghista è entrato nel merito legale della questione. Salvini è stato diretto: «I sindaci che si rifiuteranno di applicare il decreto sicurezza ne risponderanno personalmente, legalmente, penalmente e civilmente perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole».