Tra insulti, risse e occupazioni sono esplose le proteste dei grillini alla Camera. Dopo i tafferugli seguiti alla decisione del presidente della Camera di applicare la ‘ghigliottina’ all’esame del dl Imu-Bankitalia ieri è stata un’altra giornata convulsa a Montecitorio. I grillini hanno annunciato il ricorso alla Corte costituzionale per sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti della presidente della Camera e dei presidenti delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia per ottenere l’annullamento delle ultime votazioni su dl Bankitalia, legge elettorale e dl Carceri. In una conferenza stampa i deputati M5s hanno chiesto “che vengano ristabilite le procedure parlamentari nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia e l’allontanamento del picchiatore Dambruoso, dalla Camera” per lo schiaffo alla deputata Loredana Lupo durante la bagarre del giorno prima in aula. Beppe Grillo li ha esaltati: “Siete la nuova Resistenza” annunciando che verrà a Roma. Le porte di accesso agli uffici della presidente della Camera Laura Boldrini a Montecitorio ora sono sbarrate.
“Siamo alla follia – dice in un’intervista al Corriere della Sera – Come vede, la porta è socchiusa. Non ci sono blindature. A dire il vero, non c’è neppure la chiave. Mi chiedo se questo sia giornalismo…”. In Aula si è visto ben di peggio: “Abbiamo assistito ad atti non tollerabili nel Parlamento di un Paese democratico. Violenze. Insulti. Turpiloquio. Minacce. Aggressioni. I deputati del Movimento Cinque Stelle si sono scagliati contro di me. Gridavano minacciosi, allungavano le braccia, urlavano i peggio improperi. Sono stati malmenati i commessi, gente che lavora. È stato impedito fisicamente ai deputati di entrare in commissione. Al capogruppo del Pd si è tentato di impedire di parlare alla stampa. Un gran numero di deputati si è riversato da una commissione all’altra per bloccare i lavori…”. Chi può fermare questa deriva? Grillo? Casaleggio? Il capogruppo D’Incà? “Non lo so. So che questo è un atteggiamento sterile e distruttivo, che non aiuta né le istituzioni né i cittadini. In passato ci sono stati casi di ostruzionismo anche durissimo, con cui però le opposizioni si sono dimostrate capaci di mobilitare i cittadini, fino a indurre il governo a cambiare linea. Questa capacità i Cinque Stelle non l’hanno avuta. La loro opposizione non è stata all’altezza, né ha rispettato le consuetudini istituzionali. L’indignazione la devi saper elaborare, gestire, indirizzare. Le immagini dell’altra sera sono girate ovunque e temo anche oltreconfine. In questo modo si restituisce un’immagine solo negativa e si oscurano i tanti deputati che si impegnano seriamente, il cui lavoro non diventa notizia. Ora dobbiamo ricostruire un argine di correttezza e di rispetto reciproco”.
La mattinata ieri è iniziata con la Commissione Giustizia che non è riuscita neanche ad avviare la seduta convocata per le 8.30 perché il deputato di M5s, Vittorio Ferraresi, si è fatto trovare seduto ai banchi della presidenza: ha spiegato alla presidente Donatella Ferranti che non se ne sarebbe andato fin quando non ci fossero state le dimissioni della Boldrini e del questore Stefano Dambruoso. Nel pomeriggio è cominciata la discussione generale sulla riforma della legge elettorale.
Alla seduta non hanno partecipato i deputati M5S che hanno deciso di disertare i lavori. “Le violazioni procedurali degli ultimi giorni, sono troppo violente e i cittadini sanno che i violenti siete voi e non noi” ha dichiarato il deputato “grillino” Danilo Toninelli rivolgendosi agli altri scranni. A Fdi, Lega e Sel che hanno chiesto il ritorno del testo in commissione, la presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto: “L’Aula è sovrana. Faremo una votazione domani (oggi, ndr) visto che oggi non sono previste votazioni e sarà l’Aula a decidere”. L’Italicum è approdato in assemblea dopo un’infuocata mattinata che ha raggiunto il culmine con la bagarre esplosa in commissione Affari costituzionali. Commissione che, con i voti di Pd, FI e Ncd ha dato mandato al relatore Francesco Paolo Sisto di portare il testo di riforma in Aula senza emendamenti. La votazione si è svolta rapidamente perché i deputati M5S hanno messo in atto una dura protesta che è sfociata in insulti, grida e spintoni. La bagarre ha impedito alla Lega di preannunciare la propria presentazione in Aula della relazione di minoranza. “Il presidente Sisto si è dato il mandato come relatore della legge elettorale ma non ha contato i voti” hanno denunciato i parlamentari M5S che hanno poi formato una catena umana fuori dalla porta della commissione impedendo ai deputati degli altri partiti di uscire dalla sala subito dopo la votazione. Si è arrivati a un passo dallo scontro fisico, mentre il capogruppo Pd in commissione Emanuele Fiano è dovuto uscire di forza dalla commissione.
A fare le spese della situazione caotica anche Roberto Speranza al quale è stato impedito di parlare in sala stampa. Il presidente dei deputati Pd e l’esponente M5S Alessandro Di Battista hanno avuto una accesa discussione con scambio di accuse reciproche. “Stiamo assistendo a un attacco e a un attentato alle istituzioni democratiche, siamo a di fronte a una vera e propria escalation”, ha poi dichiarato in conferenza stampa Speranza. “Il Pd difende la democrazia, mentre il M5S che si era presentato come forza che doveva cambiare il sistema si mette al servizio della conservazione”, ha aggiunto bollando come “inaccettabili il blocco del Parlamento e la violenza fisica e verbale”.