di GIULIA SALVATORI
Dimissioni? No grazie. Anzi. “Il tema non é assolutamente all’ordine del giorno” rilancia oggi Luigi De Magistris dal suo profilo facebook. “Non mi dimetto e non voglio dimettermi. Non vedo l’ora di tornare a Palazzo San Giacomo per avere l’onore e l’onere di continuare a guidare fino alla fine del mandato la città di Napoli. In attesa che ciò si renda possibile, continuo a fare il sindaco di strada, in contatto con cittadine e cittadini che, quotidianamente, mi esortano ad andare avanti e soprattutto mi segnalano tutto ciò che ancora dobbiamo realizzare, e realizzeremo, nell’interesse della nostra città”. Peccato che in strada il sindaco sospeso ci sarebbe dovuto sempre essere, sin dall’inizio del suo mandato soprattutto se avesse davvero voluto fare il primo cittadino di una città, ormai oggi, alla sfascio.
Invece è finito vittima del suo stesso sistema di eliminazione di rappresentanti politici che si macchiano di un sospetto di indagine e vittima delle suo gioco personale che lo ha portato con molte difficoltà e molte giravolte prima a dichiarare di non volersi dimettersi poi ad andare in strada e infine, in queste ore, ad accettare una possibilità finora considerata da lui irrealizzabile. Cioè di andare alle elezioni anticipate.
Perché se da una parte De Magistris è un po’ meno solo dal momento che, terminato lo spoglio per la città metropolitana, “ ha mantenuto” i suoi consiglieri a Napoli città (la sua lista – «Lsa-Napoli Bene comune» – ne ottiene 24, lo stesso numero delle altre liste sommate tra di loro) dall’altra essendoci stato un sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra con 12 seggi per ogni area per tutto il consiglio comunale di Napoli, le elezioni sembrano davvero avvicinarsi.
In ogni caso è tutto sospeso. E “sospeso” sembra essere proprio l’aggettivo che più si adatta a tutta la storia come si è svolta fin qui. E questo perché mercoledì prossimo, il 22 ottobre, il Tar dovrebbe discutere la sospensiva chiesta dal sindaco. Se questa non dovesse essere accolta, infatti, potrebbe essere lo stesso De Magistris a voler andare al voto, compiendo così un ulteriore e definitiva giravolta.
Intanto a pagarne le conseguenze saranno i cittadini. Oggi Napoli è una città sempre più abbandonata a se stessa. Risultato di un disinteresse crescente da parte dell’amministrazione comunale e di chi avrebbe dovuto, negli anni, fare i suoi interessi. Una città che ora si prepara ad essere, dunque, terreno di scontro ancora più fertile e merce di scambio per le prossime elezioni regionali del 2015.