La rivoluzione culturale a Napoli è cominciata dietro le pareti di un convento. Materdei, un quartiere del centro: Per circa trent’anni il vecchio edificio della teresiane è restato in disuso – sino al giorno in cui quaranta cittadini lo hanno occupato. In un giorno di ottobre del 2012 sono entrati nelle antiche mura con una visione: Questo posto doveva tornare ad appartenere alla comunità.
Quando oggi si visita il Giardino Liberato di Materdei è difficile immaginarsi quello che i cittadini trovarono al momento dell’ occupazione: dove prima imperversavano edere ed erbacce, giocano ora dei bambini, dove le ragnatele ricoprivano i mobili, dei pensionati imparano ad usare un computer.
Che cittadini occupino spazi pubblici non è una novità, né in Germania, né in Italia. La novità è che l’amministrazione della città non solo tolleri la cosa bensì la appoggi. E’ proprio questo ciò che è avvenuto in primavera grazie al sindaco Luigi de Magistris. Sotto la sua egida il consiglio comunale ha approvato la “delibera sui beni comuni”. Una legge che consegna tra le altre cose edifici nelle mani dei loro occupanti – a patto che le attività che vengono poi organizzate siano accessibili alla comunità. La delibera include anche spazi che già sono stati occupati, quali l’ex Asilo Filangeri – una tempo orfanotrofio, ora, tra l’altro, teatro, e l’ OPG – un vecchio ospedale psichiatrico nel quale oggi vengono organizzate presentazioni di libri.
Un convento senza suore, un orfanotrofio senza bambini, un ospedale psichiatrico senza ammalati. Questi tre luoghi abbandonati sono diventati a Napoli simbolo di un cambiemnto. Proprio nella città che dalla stampa viene spesso citata per la corruzione e la Camorra, i cittadini si occupano del benessere della comunità. “A Napoli è in atto una rivoluzione culturale”, dice il sindaco, “i cittadini vogliono partecipare al cambiamento della loro città – e partecipano attivamente alla democrazia.”
Prima dell’occupazione del convento a Materdei mancava un giardino pubblico. Molte mamme non sapevano dove portare i bambini. Barbara Lopis fa parte delle persone che hanno liberato il Giardino: “Ci siamo ripresi un luogo che ci mancava”, dice la cinquantaquattrenne.
Effettivamente a Napoli mancano spazi – e questo nonostante circa 300 edifici pubblici e privati siano in stato di abbandono. De Magistris governa Napoli dal 2011 e deve amministrare una città da circa un milione di abitanti con le casse comunali quasi vuote: “Non ci possiamo permettere economicamente di risanare tutti gli edifici che vorremo.”
La delibera è dunque un modo di risparmiare denaro pubblico? In un certo modo sì, anche se il sindaco non vuole lasciare i cittadini da soli: “La presa in mano degli edifici da parte dei cittadini e il restauro da parte del Comune sono due aspetti che devono procedere parallelamente.”
Il progetto di De Magistris continua: Gli edifici di privati in disuso dovranno poter in extremis essere tolti ai loro proprietari e dati in mano a persone, che ne vogliono fare qualcosa di utile per la comunità. Questa progetto si appoggia alla Costituzione italiana che tutela la proprietà privata solo fino a quando questa non si scontra con la sua funzione pubblica.
Il messaggio di De Magistris: “Rende più felici occuparsi del benessere pubblico che non della proprietà privata.”
Critiche al progetto provengono, non sorprende, dall’opposizione. Gianni Lettieri, avversario di De Magistris al tempo delle elezioni, scrive sul suo blog: “Questa proposta di legge dà il via libera all’illegalità”.
La popolazione di Materdei ha accolto la delibera con favore. Anche perché ha creato le condizioni politiche per qualcosa che a Napoli aveva già trovato la sua strada: una rivoluzione culturale a partire dal basso. “Sapevamo che si stavamo muovendo ai margini della legalità”, dice Lopis, “ma tra legalità e giustizia, spesso la giustizia è la strada migliore.”
Già lo scorso anno, quando la delibera ancora non era stata approvata, un comitato cittadino di Parma ha invitato il consiglio comunale a prendere Napoli da esempio. Il consiglio si è preso un tempo di riflessione. La delibera del Sindaco di Napoli potrebbe avere dato il via ad un dibattito nazionale.