di ENRICA PROCACCINI
“De Luca è un renziano ante litteram, parla alla gente in maniera semplice, è pragmatico, capace di suscitare entusiasmo fuori dai partiti e oltre gli steccati tradizionali degli schieramenti politici”. All’indomani della vittoria di Vincenzo De Luca alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato governatore, il coordinatore del suo programma, Umberto De Gregorio, spiega il successo di ieri sera ed è convito che la carta vincente di De Luca, ossia la capacità amministrativa dimostrata in questi anni nella sua Salerno, “gli garantirà a maggio la vittoria su Caldoro”.
Lei è stato tra i primissimi a Napoli ad appoggiare senza riserve De Luca. Perché?
“Sono un dottore commercialista, quando valuto il business plan di un’impresa, lo considero credibile anche e soprattutto in base al track record di chi lo propone, cioè della sua storia, della sua esperienza. Per me ‘politica’ vuol dire amministrazione dei territori e della cosa pubblica nell’interesse dei cittadini. Vincenzo De Luca ha amministrato il suo territorio per circa quindici anni ottenendo risultati che non commento ma elenco: raccolta differenziata al 70 per cento (seconda città in Italia); unico impianto di compostaggio in Campania; ottimo rapporto tra asili nido e popolazione (terzo posto in Italia); trend del turismo in crescita costante; realizzazione di grandi opere urbane che hanno trasformato e riqualificato il volto della città.
Però cinque anni fa uscì sconfitto dalla competizione con Caldoro….
“Sfidò il centrodestra in un clima politico tragico per il Partito democratico in Campania (sotto l’effetto della crisi rifiuti) e con Berlusconi all’apice della popolarità, ottenendo risultati lusinghieri (200 mila voti personali in più rispetto alla lista)”.
I detrattori, all’interno della coalizione di centrosinistra, gli rimproverano di aver lasciato scoperta la poltrona di capo dell’opposizione in consiglio regionale.
“Non è rimasto in consiglio perché ha ritenuto più importante completare il lavoro a Salerno, rinunciando ad uno stipendio pari ad oltre il doppio di quello che ha percepito nella sua città. Una scelta forse discutibile ma che può rivendicare a testa alta alla luce dei risultati ottenuti. Oggi si ricandida sulla base delle cose fatte e di progetti chiari e definiti da realizzare. Non improvvisa nulla”.
Perché De Luca ha convinto di più rispetto agli altri candidati?
“La Campania ha bisogno di scelte forti e di un candidato che lavori in sinergia con il governo nazionale, pretendendo attenzione, rispetto, risorse, decisioni chiare e rapide per la risoluzione dei problemi eterni del nostro territorio. La nostra regione, insomma, ha bisogno di cambiare verso, rispetto a cinque e a anche a dieci anni fa. Gli altri candidati sono persone degne di stima, ma non hanno convinto sino in fondo. In particolare, Cozzolino rappresentava in qualche modo il ritorno al passato. Un passato che ha determinato la vittoria di Caldoro e anche quella di de Magistris. E non si cambia verso facendo un salto all’indietro nel tempo. Gli elettori non lo possono accettare nell’Italia di Renzi”.
Lei appare come un “deluchiano” di ferro. Si ritrova in questa definizione?
“No, non sono un ‘deluchiano’. Non appartengo alla corrente di De Luca. Sono un uomo libero, che ragiona sulla sua testa e sceglie il candidato che appare in grado di amministrare con maggiori possibilità di successo il nostro territorio”.