La struttura fondamentale e originaria del tempo non è costituita dal presente e dal passato, ma dal futuro (M. Heidegger)

L’uomo del nostro tempo, tra l’altro, per le tante paure del mondo in cui vive, è sempre più attento al presente. Purtroppo, in maniera diffusa, nel mondo si vive di presente; di solo presente, assumendo atteggiamenti di inopportuna indifferenza per il futuro.

Tanto succede all’uomo del nostro Tempo; all’uomo nel proprio ambito familiare e/o ancora oltre nella propria dimensione di un’umanità sociale che, contagiandosi come non mai, vive di solo presente; vive di sola quotidianità di un presente che non sa e non vuole essere futuro, considerato sempre più indifferente; sempre più estraneo ai tanti che si compiacciono di vivere, considerando unicamente concreto, l’attimo fuggente.

Siamo al pantareo cosmico; al tutto scorre ed in fretta, sempre più parte della vita dell’uomo del nostro tempo, un “tempo fluido” che non dà né fa maturare certezze future nelle coscienze della gente, dannatamente ammalata di presente.

Così facendo viviamo in una dimensione spazio-temporale fortemente limitata; in una dimensione che sa sempre più di un quotidiano indifferente al futuro che, così facendo, va disumanamente diventando futuro negato.

Siamo forse all’uomo ed all’umanità senza futuro? Siamo forse all’umanità ed all’uomo dal futuro negato? C’è da tenersi lontani da una tale dannata ipotesi umana.

Sarebbe un’ipotesi catastrofica per l’uomo e per tutto il suo mondo che ha necessariamente bisogno di futuro; che ha tanto bisogno di proiettarsi, tra l’altro, nel futuro dei figli, dei nipoti e delle generazioni che verranno con le radici del passato rivitalizzato attraverso la quotidianità del nostro tempo.

L’uomo che si nega al futuro, così facendo, non fa altro che negare se stesso; negare di se stesso quell’Io che proprio non sa diventare Noi.

Senza futuro, in buona sostanza, siamo alla non-vita; non si può vivere senza un progetto di vita proiettato nel futuro, assorbendo inumanamente tutto di se stesso in quello che ci capita unicamente nel presente.

Così facendo, si vive alla giornata; così facendo, oltre a dimostrare la propria indifferenza per il futuro dei figli e dei nipoti, diventiamo senza futuro anche nei nostri stessi confronti; nei nostri cambiamenti legati all’età e soprattutto alla vecchiaia circondata da una solitudine disumana ed assordante.

Tanto non può essere; tanto deve essere assolutamente rifiutato dall’uomo saggio.

Come ci insegna la nostra storia, in noi c’è un percorso inscindibile di passato-presente-futuro.

Come non possiamo cancellare il nostro passato, considerandoci solo presente, così altrettanto non possiamo essere indifferenti al futuro che ci appartiene in quanto parte di Noi.

L’uomo del nostro tempo non può assolutamente pensare sbagliando che, il futuro non esiste. È un errore, è un grave errore pensare di ridurre tutto di Noi ad un solo assordante presente.

Non è vero, non è assolutamente vero che la nostra vita è solo una sommatoria di soli tanti presenti.

Pensare questo in modo assolutamente inopportuno non solo fa tanto male a ciascuno di noi, ma, oltre a ciascuno di noi fa male, veramente male, a tutto l’insieme umano.

Fa male agli uomini di questa Terra che, “re nudi” si vedrebbero spogliati della parte migliore di se stessi; una parte pensante e sognante allo stesso tempo che non potendo vivere di solo presente deve proiettarsi assolutamente nel futuro, progettandolo con l’entusiasmo dei tanti presenti velocemente costruiti, pensati e progettati con l’animo liquido di quell’attimo fuggente e/o di quel pantareo cosmico per cui tutto scorre velocemente.

Per nostra fortuna siamo vivamente protagonisti di una questione della vita che oltre al presente, ai tanti presenti consecutivi, ci pone all’orizzonte anche la dimensione del futuro, pur trattandosi di una dimensione liquida e sfuggente.

Anche appellandoci all’essenzialità filosofica dell’Essere, dobbiamo sentirci partecipi di una visone della vita che, oltre al presente è fatta anche di futuro; di un futuro da pensare e da costruire partendo dal nostro presente, rendendolo fortemente ed attivamente protagonista, radicandolo nel nostro passato.

Il presente ed il futuro, non escludendo assolutamente il passato, sono in Noi; sono parti che si combinano in Noi e che assolutamente non si oppongono l’una all’altra.

Il tempo va sempre ed opportunamente considerato sulla direttrice passato-presente-futuro; è un grave errore cancellarlo in una delle parti di una trilogia per molti versi assolutamente inscindibile.

Non sono nel loro insieme né divaricanti, né contro l’uno all’altro.

A ben considerarli, sono parte di un insieme; sono, in qualche modo, una conseguenza l’uno dell’altro. Sono così conseguenti da diventare inscindibili; l’ultimo suo anello che è il futuro, anch’esso parte di Noi, è parte della nostra stessa vita proiettata in un progetto fatto di tempi lunghi e di idee che servono come non mai, anche al nostro presente e ci danno quella dimensione di umanità senza tempo che neppure la “paura” può annullare, rendendoci fragilmente limitati nel nostro tempo esistenziale, oggi innaturalmente dominato da un fare folle espresso attraverso atti demenziali di un terrorismo diffuso che purtroppo, non solo compromette il nostro futuro, ma rende anche, sempre più fragile, il nostro stesso presente.

La sofferta ed ammalata temporalità di un presente disumanamente contro, non può rubarci il futuro, una dimensione umana assolutamente necessaria alla vita degli uomini sulla Terra.

Per tutto quanto c’è di positivo nella nostra vita pensata come futuro, è da “saggi” credere fortemente nel futuro.

Io ci credo e mi sento, forte di questo mio credo, più forte nell’affrontare la caducità della vita di un presente sempre più a rischio uomo; sempre più dannatamente e disumanamente a rischio, per colpa di un diffuso e crescente nanismo umano e culturale.

È assolutamente necessario vincere la paura che tutto della vita possa finire con quell’attimo fuggente, oggi sempre più minacciato dai violenti comportamenti di uomini contro; tanto, è assolutamente necessario per tutti.

L’unico modo per vincere la paura è credere nel futuro; un credo che ci fa sentire più forti e capaci di sfide da affidare ad idee e progetti capaci di guardare lontano ed avere per obiettivo, non tanto la nostra vita quanto quella dei nostri figli e dei nostri nipoti, in continuità con il nostro presente; in continuità di vita con la nostra vita, il saggio frutto di un insieme umano fatto di passato-presente-futuro.

In questa saggia dimensione che porta noi tutti a proiettarci nel futuro, riusciamo illuministicamente a dotarci del pensiero propositivo contro quello distruttivo.

È in questo il futuro; è in questo la nostra fede di uomini verso un tempo della vita che va al di là del nostro limitato presente. Che va anche al di là delle caratteristiche di ciascun tempo della storia dell’uomo sulla Terra.

Oggi, come per il presente che si caratterizza per essere un tempo globale, così anche il futuro ha una sua dimensione globalizzata; tanto per essere l’espressione di un presente vissuto come tempo globale; come tempo di un’umanità di insieme che si propone nella sua dimensione umana di crescente vicinanza delle diversità, per un mondo sempre più unito nelle diversità umane, una grande ricchezza per il futuro del mondo.

Noi non siamo solo passato; noi non esistiamo solo come presente; noi siamo anche futuro.

In quanto tali abbiamo la convinzione-certezza che continueremo a vivere anche oltre il nostro presente; anche oltre il nostro presente antropologico che, dematerializzato, continua a vivere in quelli che lo hanno ereditato e fatto proprio, non solo come parte di noi in quanto presente che diventa futuro, ma anche come radici del passato che, nel loro insieme di passato-presente-futuro, hanno la loro continuità proprio in quelli che saranno i protagonisti dei tempi che verranno e che rappresentano oggi il solo sguardo utopico e diffidente verso il futuro, sia da parte di ciascuno di noi che da parte dell’insieme dell’uomo sociale allargato.

L’insieme del tempo passato-presente-futuro, nella sua indefinita durata, trova la sua ragion d’essere anche filosofica, nell’ordine del divenire.

Il tempo, modus cogitandi, afferisce alla durata delle cose. È in sé, la struttura dell’ordine temporale del prima e del poi, ossia del passato e del presente che diventa futuro; tanto, senza determinati nessi tali da essere causa o effetto dell’altro.

Il tempo è mobilità; attraverso un percorso fortemente determinato, approda al futuro, non solo e tanto, come evoluzione degli esseri viventi, quanto come sviluppo della società dell’uomo e quindi come mutamento incessante di un continuum verso il futuro, portandosi dietro il bagaglio delle esperienze vissute.

Nel suo procedere senza sosta, l’uomo con il suo tempo, diviene passato, mentre il futuro diviene presente. È questa la linea con alla base le caratteristiche di una successione permanente che continua nel tempo senza fermarsi mai.

Giuseppe Lembo