di Laura Bercioux
L’imprenditoria è sempre più rosa. Caterina Di Chiara, imprenditrice di impianti fotovoltaici e di global service per l’energia è presidente imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Palermo, numero uno di Confindustria per le politiche di genere in Sicilia e presiede il tavolo Regionale Permanente per il coordinamento delle politiche di genere con Confagricoltura, Arca, CNA, CISL, CGIL, Unicoop…
Un Tavolo operativo sulle politiche regionale al femminile: cosa fate?
“Il tavolo è composto dalle donne che rappresentano tutte le organizzazioni datoriali da Confindustria a Confartigianato, da Confagricoltura alla Camera di Commercio e le componenti regionali dei sindacati. E’ stata una scelta spontanea. Cerchiamo di collaborare in rete per raggiungere degli obiettivi e portare delle proposte in Assemblea Regionale in modo da far approvare delle norme legislative che aiutino le imprese al femminile e le donne che lavorano nelle imprese”.
Quanto è difficile, in Sicilia, fare impresa al femminile?
“In Sicilia siamo messe un po’ male nonostante il nostro impegno. Abbiamo però siglato i protocolli con l’ARS e le Attività Produttive con cui collaboriamo e recentemente abbiamo un protocollo con il Consorzio Arca, un incubatore di imprese, che è in seno all’Università di Palermo. Arca pone un punto di forza in tutte quelle donne e uomini che vogliono avviare un’impresa, abbattendo i costi iniziali e li sostiene nei primi 5 anni della loro vita dalla gestione vera e propria dell’impresa, dall’ufficio a tutto il know how necessario all’impresa: sono seguiti da un pool di esperti e docenti universitari.Le imprese che si sono costitute sono legate alla piccola ristorazione e legate alle ludoteche e servizi per le infanzia avviate da giovani donne”.
Che cosa ne pensa del Jobs Act? Hanno ragione i sindacati a scioperare?
“Le maggior parte delle attività stanno chiudendo. Questa riforma è necessaria. Un emblema attuale è il pastificio storico Tomasello, oggi in crisi: 56 persone che rischiano il posto di lavoro. Il Jobs Act lo è un’opportunità. Ma bisogna anche ridurre le tasse che pesano sulle imprese combattendo l’evasione: gli imprenditori sarebbero più propensi ad assumere giovani e meno giovani se non ci fossero tutti questi oneri”.
Però, con l’articolo 18, diventano più facili i licenziamenti..
“Iolo abolirei. In fondo non c’è da nessuna parte. La tutela va bene, ma bisogna rispettare determinate regole sia per i lavoratori sia per datori di lavoro, senza eccedere”.
Crocetta e le sue politiche regionali. Che cosa ne pensa delle trivelle?
“Sono per andare avanti e provare cose nuove. Ma non mi è piaciuta la battuta di arresto per quanto riguarda l’energia e il fotovoltaico. Ha creato forti problemi alle tante società che erano sorte in questo nuovo settore. Imprese ignorate dal governo”.
Perché?
“Hanno pensato che il settore non fosse interessante. Invece, penso che bisogna puntare moltissimo sull’ambiente, sul turismo. Il fiore all’occhiello che ha la Sicilia è il suo splendido territorio: il sole, il mare, la capacità di attrarre turisti tutto l’anno. In fondo non abbiamo puntato su questo: il Governo invece dovrebbe farlo, assolutamente come fa Malta come quelle che sono le attrattive dell’isola. Abbiamo un patrimonio immenso perché non sfruttarlo? Dovrebbe essere il nostro punto di forza”.
Come incide la mafia sull’economia?
“Sicuramente, in questo momento di grande crisi e i preoccupazioni, la mafia può essere più penetrante. C’è uno sbandamento istituzionale e sociale. Avendo seguito molti imprenditori che hanno deciso di chiudere le proprie imprese per le troppe tasse e oneri da pagare, ti senti scoraggiato: non è il momento per abbattersi ma è difficile. Un momento storico di grandi cambiamenti, questa forza che dovrebbe venire dall’Europa da noi non si percepisce. Il Sud dovrebbe essere il volano dell’Italia mentre in realtà è diventato un argomento che non interessa più a nessuno”.
Quali sono le imprese siciliane che invece registrano un trend positivo?
“Sull’isola sono poche nonostante le potenzialità, tranne le eccellenze come i vini, come il pachino, le arance. Mancano, invece, i settori innovativi. Unica eccezione è quella di Mosaicon, quotata in borsa con sede a Mondello e a Londra. C’è tanta voglia di fare e le passioni vengono fuori. Le imprese che funzionano bene sono anche quelle come La Vie En Rose, con il suo marchio di abbigliamento e un’altra che invece insegna un mestiere antico e tipico siciliano come il ricamo a un centinaio di allieve, Maria Novello Toscano. Questo tavolo al femminile è fondamentale per le nostre imprese fatte da donne”.
E’ vero che con le arance si faranno dei tessuti?
“Sì, è un’attività in fase di sperimentazione e rappresentano sicuramente la voglia che i siciliani hanno di fare”.
La Sicilia vista attraverso i cinque sensi…
“La vista: splendida, ti da un senso di serenità. Olfatto: i profumi della primavera. L’udito: basta avvicinarsi al mare hai sensazioni diverse, se entri nei piccoli borghi oppure in campagna, dove vado spesso, ci sono gli uccelli, i gufi o il rumore dell’acqua, come i fiumi e torrenti: sono sensazioni che ti restano dentro. Spesso sono a Roma per lavoro, città bellissima ma l’attaccamento che ho alla mia terra è diverso. Il gusto: i dolci. La pasticceria siciliana è spettacolare, sono ghiotta di cassatine. Il tatto: toccare l’isola…per svegliarla. E’ un’isola che non avrebbe bisogno di nulla e lanciarla nel mondo come alternativa ai Caraibi”.