Antonio Troise
C’è stato un tempo, in Italia, che perfino i Borboni del Regno di Napoli riuscivano a realizzare opere pubbliche con tempi e costi da far invidia ai cinesi: poco meno di mille giorni per costruire la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici, inaugurata nel 1839. Ed è ancora in funzione, con la stazione trasformata in museo. E senza che Ferdinando II tirasse fuori neanche un “grano” (la moneta dell’epoca). Tutto realizzato in “project financing”, diremmo oggi, grazie al francese Armand Bayard che si accollò i costi in cambio di una concessione di 75 anni (24 in meno di quelli richiesti).
Ma anche in anni più recenti gli italiani hanno dimostrato di saper fare miracoli all’altezza della “modernità”. Un caso per tutti: l’Autostrada del sole. Prima pietra, 19 maggio 1956. Inaugurazione, 4 ottobre 1964. Otto anni per 775 chilometri, 94 chilometri all’anno. Con le tecnologie dell’epoca vennero scavati 54 milioni di metri cubi, 16 milioni di metri quadrati di asfalto, realizzati 113 ponti, 572 cavalcavia, 38 gallerie. Spesa complessiva, 272 miliardi di lire dell’epoca. Più o meno 4 milioni di euro a chilometro. Numeri che da brividi. E poi ci sono i mille chilometri dell’alta velocità ferroviaria. Sarà stata la più cara d’Europa ma è anche la dimostrazione che quando ci mettiamo l’impegno, le cose le completiamo. E, ancora: appena quattro anni per l’avveniristico Ospedale di Mestre, meno di 24 mesi per realizzare a Marghera la più grande centrale ad idrogeno del mondo. E poi il grande recupero della Venaria reale, in una manciata d’anni. Per non parlare di Pompei. Fino a tre anni fa le Domus aperte nell’area archeologica più famosa del mondo si contavano sul palmo di una mano mentre le altre cadevano a pezzi. Oggi se ne possono visitare oltre 70 e i turisti sono raddoppiati. Con un altro piccolo particolare: siamo riusciti a spendere i 100 milioni stanziati da Bruxelles e che rischiavamo di perdere.
Purtroppo eccezioni in un Paese dove fra Tar e Conferenze dei servizi anche l’associazione di boy-scout può mettere veti e bloccare i cantieri. E dove il tempo medio per un’opera pubblica di oltre 100 milioni supera abbondantemente i 10 anni. Un record in Europa. Solo così si spiegano i 34 anni necessari per fare il primo tratto, 14 chilometri, dell’autostrada Siracusa-Gela. E i ventidue anni per i 23 chilometri della Pordenone-Conigliano. Finanziamenti a singhiozzo, incapacità delle amministrazioni e poi gli immancabili contenziosi con le ditte appaltatrici. Senza dimenticare le inchieste giudiziarie: un cocktail micidiale di ritardi e sprechi. E’ il caso della Pedemontana Veneta, giusto per restare nel Nord-Est. La locomotiva d’Europa, sul fronte delle grandi opere, è una tartaruga. Dopo quasi trent’anni, la più grande opera pubblica attualmente in cantiere in Italia, circa 5 miliardi di costo, è un’eterna incompiuta, cantieri che finiscono nel vuoto nelle campagne del trevigiano. Per ora ha solo un record: quello dell’autostrada pubblica più cara d’Italia, 57,8 milioni di euro al chilometro, tredici volte il costo dell’A1 Milano-Napoli costruita 60 anni fa.