Per la scuola materna Torino e Milano superano del 10% il fabbisogno richiesto, Napoli e Palermo lo soddisfano appena del 10%. Fatto uguale a 100 il fabbisogno teorico, per le scuole materne comunali i Comuni di Napoli e Palermo coprono soltanto il 10% del totale, mentre Torino e Milano lo superano del 10%. L’Italia si presenta spaccata a metà nei servizi base comunali: dagli asili nido al trasporto pubblico, i Comuni del Centro-Nord spendono quasi il livello standard previsto (valore medio 0,87 su 1), mentre quelli meridionali a fatica arrivano alla metà (0,48).
È quanto emerge dallo studio condotto dal consigliere SVIMEZ Federico Pica e da Stefania Torre
pubblicato sull’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della
SVIMEZ edito da Il Mulino. Lo studio ha analizzato i bilanci consuntivi relativi al 2011 di sei grandi comuni italiani, del Centro-Nord (Torino, Milano, Roma) e del Mezzogiorno (Bari, Napoli e Palermo), provando a capire se e quanto i Comuni riescono a coprire il fabbisogno standard di 14 servizi base, dall’acqua agli asili
nido, all’illuminazione delle strade, cui avrebbe diritto nella stessa misura ogni cittadino italiano. Con il
risultato, si legge nella nota, che nelle metropoli del Mezzogiorno emerge “una enorme e inaccettabile
sottodotazione di servizi comunali rispetto ai LEP, livelli essenziali delle prestazioni, che lo Stato,
in base alla Costituzione, ha l’impegno di garantire su tutto il territorio nazionale”.
Il metodo dello studio – Nei vari servizi è stato calcolato in euro la spesa standard per unità di
indicatore; è stato poi determinato il fabbisogno in base al criterio previsto per il settore sanitario
(applicando cioè ai Comuni il livello medio di spesa risultante dagli Enti che erogano il servizio al più
alto livello). Se il rapporto tra spesa effettiva e fabbisogno è uguale o superiore a 1 significa che è
garantita la piena copertura finanziaria del servizio.
I servizi base oggetto dell’analisi sono: assistenza pubblica, servizi cimiteriali, smaltimento dei rifiuti,
illuminazione pubblica, acqua, scuola materna, istruzione elementare e media, assistenza scolastica,
asili nido e servizi per l’infanzia, trasporti pubblici locali, protezione civile, assistenza agli anziani,
servizi anagrafici.
I risultati: l’Italia spaccata a metà – In termini di valori medi, l’Italia si presenta spaccata a metà.
Roma è il comune che guida la classifica della copertura dei fabbisogni, con 0,94, seguita da
Milano, 0,90, e Torino, 0,76. Supera la metà Napoli, con 0,58, la sfiora appena Bari, con lo 0,47, mentre
Palermo, con lo 0,40 si colloca in fondo alla classifica.
Analizzando i dati settore per settore, l’Italia resta comunque divisa tra un Centro-Nord che riesce a
coprire e addirittura a superare il fabbisogno medio in circa la metà dei servizi. Torino riesce a
spendere fino al 40% in più del fabbisogno nell’assistenza e nell’istruzione elementare e media,
Milano anche il 18% in più nei cimiteri e il 64% nell’assistenza agli anziani, Roma invece copre più
del doppio il fabbisogno nell’illuminazione delle strade, e nei trasporti pubblici (+79%), ma con buone
performances anche nello smaltimento dei rifiuti, nei servizi all’infanzia e nella protezione civile.
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Situazione ben diversa nel Mezzogiorno: Napoli riesce a coprire il fabbisogno nella protezione civile
(1,11) e a superarlo nella fornitura di acqua; Bari si avvicina alla copertura (0,92) nel caso
dell’istruzione media, e il valore più alto di Palermo (0,86) riguarda il servizio idrico. Ma per le strutture
per anziani al Sud le percentuali sfiorano lo zero, e molto bassi restano i valori nella scuola materna
(Napoli e Palermo soddisfano solo il 10% del fabbisogno richiesto, Bari il 30%, mentre Torino e
Milano superano del 10%), o nell’assistenza scolastica, dove Napoli copre il solo 29% del fabbisogno
teorico, Palermo il 42% e Napoli il 45%, mentre Torino e Milano lo superano del 10%. Stessa dinamica
per gli asili nido: Roma e Milano soddisfano pienamente il fabbisogno, Torino si ferma al 48%,
mentre Napoli e Palermo si fermano rispettivamente al 38 e al 27%. Ancora: nei cimiteri Milano
spende il 18% in più del fabbisogno, mentre Palermo solo il 27%.
La proposta: differenziare i tributi – Dallo studio emerge quindi nelle metropoli del Mezzogiorno
“una enorme e inaccettabile sottodotazione di servizi comunali rispetto ai LEP, livelli essenziali
delle prestazioni, che lo Stato, in base alla Costituzione, ha l’impegno di garantire su tutto il territorio
nazionale”.
Sotto accusa anche i conflitti di governance, visto che spesso vengono poste a carico degli enti locali
funzioni di esclusiva competenza dello Stato.
Di qui la proposta di una differenziazione dei tributi a seconda delle dimensioni degli enti, che
stabilisca un regime a parte per le grandi città e i comuni a spiccata vocazione turistica.
La mappa settore per settore e per parametri di riferimento
Assistenza pubblica – Dall’analisi emerge che a fronte di una spesa standard di 165,74 euro per ogni
non contribuente IRPEF, Torino spende 231,97 euro, mentre tutti gli altri comuni sono più o
meno lontani dal coprire il fabbisogno, Milano compresa (138,45 euro). Roma infatti spende si
ferma a 88 euro e 18 centesimi, leggermente meglio Bari, con 90 euro e 55 centesimi, mentre va peggio
Palermo, che spende solo circa il 30% del fabbisogno teorico, 65 euro e 8 centesimi. In coda Napoli, con
i suoi 36 euro e 45 centesimi.
Smaltimento dei rifiuti – Situazione leggermente migliore in quest’ambito, dove in coda alla classifica
troviamo le città del Nord, Torino e Milano. Rispetto infatti alla spesa standard di 586,82 euro per
nucleo familiare residente, solo Roma impiega una cifra superiore, pari a 639,21 a famiglia. Seguono
poi Bari, con 478,89 euro, Napoli, con 466,95, e Palermo, con 419 euro e 29 centesimi. Chiudono
Torino, con 401 euro, e Milano, che spende per ogni famiglia residente 378 euro e 30 centesimi.
Illuminazione pubblica – Differenze molto rilevanti tra i comuni considerati nel settore in questione. Se
Roma riesce a spendere più della spesa standard per ogni chilometro di strade interne, Bari copre
soltanto il 20%. A fronte infatti di una spesa standard per unità di indicatore pari a 29.208,27 euro,
Roma spende 78.126 euro e 21 centesimi. A forte distanza seguono quasi alla pari Palermo e Napoli,
rispettivamente con 15.428,52 euro e 15.387,40 euro, Torino, con oltre 13mila euro, e Milano, con
10.105. Strade più buie a Bari, che spende nel settore soli 6.158 euro per unità di indicatore.
Acqua – Forti le differenze anche in questo settore. È Napoli il comune che copre il fabbisogno
addirittura del doppio, mentre Torino soddisfa solo il 20% e Bari il 14%. In altri termini, a fronte di una
spesa standard stimato in 20 euro e 18 centesimi a famiglia, Napoli spende quasi 42 euro. Segue a
distanza Palermo, con 17 euro e 29 centesimi, Milano, con poco meno di dieci euro, Roma, con 7,57
euro, e Torino, che spende 4 euro e 35 centesimi a famiglia. In coda Bari, che destina al settore solo 2,78
euro a famiglia.
Protezione civile – Napoli e Roma si distinguono per essere gli enti in cui la spesa è maggiore. Rispetto
a una spesa standard stimata in 7 euro e 55 centesimi per famiglia, Napoli spende 8 euro e 30 centesimi,
Roma 7,67. Segue Palermo, con 5 euro e 85 centesimi e Torino, con 3,54. In coda alla classifica Milano,
che spende in protezione civile solo 1 euro e 80 centesimi, e Bari, con solo 88 centesimi a famiglia.
Scuola materna – Fanno bene le mamme napoletane a lamentarsi del livello dei servizi della scuola
materna. Infatti a fronte di una spesa standard per bambino di 4-5 anni di 4.791 euro e 33 centesimi,
Torino e Milano spendono oltre il necessario, rispettivamente 5.393 euro e 27, e 5.269,93, mentre
Napoli dieci volte di meno, cioè 463,77 euro. Tra i due estremi, Roma, con 4.394 euro, Bari, con una
spesa quattro volte inferiore, cioè 1.423 euro, e Palermo, con 566 euro.
Istruzione elementare e media – Situazione tendenzialmente meno divaricata nel settore dell’istruzione
elementare e media. Rispetto infatti a una spesa standard per residenti da 6 a 10 anni di 429,69 euro
nell’istruzione elementare, soltanto Torino garantisce una spesa superiore, pari a 615,21 euro. Segue
Milano, con 400 euro, Roma con 387,51, Bari con 286,92. In coda Napoli, con 181,39 euro, e Palermo,
che spende soltanto 141,47 euro per bambino 6-10 anni.
Torino sembra garantire una maggiore spesa anche nel campo dell’istruzione media: 499 euro a ragazzo
residente con età 11-13, a fronte dei 354,62 standard. In buona posizione anche Milano, con 389,61
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euro, e Bari, con 326,54. Roma si ferma a 295,67 e Napoli a 220 euro e 93 centesimi. Discorso a parte
per Palermo, dove il comune non fornisce il servizio.
Assistenza scolastica – Italia spaccata a metà anche nelle spese relative all’assistenza scolastica (mense,
scuolabus e altro). Milano e Torino garantiscono una spesa ben superiore allo standard per
bambino/ragazzo in età scolare 4-13 anni (rispettivamente 860 euro e 881 euro rispetto a un valore
medio di 792,80). Roma si ferma a 732,73 euro. Bari, Palermo e Napoli non riescono a raggiungere
nemmeno la metà della spesa standard. Bari infatti spende solo 354,15 euro per unità di indicatore,
Palermo 333,39 euro, e Napoli soltanto 229 euro e 31 centesimi.
Asili nido – Sarebbero invece Roma e Milano le città più a misura di bambino, almeno osservando la
spesa che viene destinata ai piccoli residenti di età inferiore ai tre anni relativamente agli asili nido e ai
servizi per l’infanzia. A fronte di una spesa standard di 2.865 euro e 23 centesimi, Roma spende 3.229
euro e Milano 3.035. Segue a distanza Bari, con 1804 euro, che supera anche Torino, ferma a 1.467,76
euro. Cifre decisamente più basse a Napoli, soltanto 1.160 euro e 52 centesimi a bimbo, e Palermo. Qui
sono disponibili soltanto 834 euro per i servizi all’infanzia.
Trasporti pubblici locali – Stando alle elaborazioni SVIMEZ, sarebbero Roma e Milano le regine del
trasporto pubblico locale. Qui le cifre si fanno molto più imponenti: la spesa standard per ogni
chilometro di strade interne è fissato in 438.939 euro e 97 centesimi. Ma se Roma riesce spendere oltre
786mila euro, coprendo e superando il fabbisogno teorico, e Milano si avvicina abbastanza, con oltre
412mila, nei comuni restanti la situazione è decisamente diversa. Napoli spende 182.558 euro e 42
centesimi per ogni chilometro di strade interne, cioè il 42% del fabbisogno standard. Palermo scende a
87.246,26, il 20%. Va ancora peggio a Bari, che spende soltanto 38.688,71 euro, e soprattutto a Torino.
Nella città della Mole il comune spende per il TPL soltanto 14.951 euro e 92 centesimi per chilometro
di strade interne.
Servizi anagrafici – Divari più attenuati tra comuni in relazione a questo ambito. A fronte di una spesa
standard di 28,13 euro pro capite, con 30,45 euro a persona Torino garantisce il miglior livello di spesa,
superiore di poco a Milano (27,73 euro). Segue Bari, con 23,33 euro, Roma, con 21,78, e Palermo, con
17,68 euro a testa. In coda Napoli, con soli 10 euro e 23 centesimi a persona.
Servizi cimiteriali – Dato il settore, in caso di morte è meglio toccare ferro in tutti i comuni a parte
Milano: solo qui, con 1.444,23 euro infatti si riesce a spendere di più del livello standard di
riferimento (1.219,97), garantendo così un maggiore e migliore servizio. Seguono Napoli, che spende
quasi 988 euro per defunto, Bari, con 892 euro e 19 centesimi, Torino, che destina 539 euro e 59
centesimi. In coda alla classifica Roma e Palermo, che coprono soltanto circa un terzo del fabbisogno:
rispettivamente 388 euro e 334 euro.