L’operazione ” taglia-cuneo” per i lavoratori dipendenti potrebbe salire oltre i 35mila euro di reddito; e per Il 2021 il governo è pronto a mettere sul piatto 1 miliardo di euro in più per portare così la dote a disposizione da 5 a 6 miliardi di euro (per quest’anno sono confermati 3 miliardi di euro). Con queste due ulteriori novità, l’intervento per portare, quest’anno, circa 500 euro medi in più (mille nel 2021) nelle buste paga entra ufficialmente nel vivo: per fine settimana entrante (probabilmente venerdì) è prevista la convocazione dei sindacati da parte del governo. Martedì intanto le sigle, Cgil, Cisl e Uil, riuniranno, tutte insieme, le proprie segreterie. Lo strumento che dovrà dare il via all’operazione è un decreto attuativo, da definire d’intesa con i sindacati. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è intenzionato a fare presto, e pubblicare il provvedimento entro questo mese per consentire a tutti, datori di lavoro in primis, di adeguarsi alle nuove disposizioni. Reintrodurre l’articolo 18? Ridurre ex lege di alcune ore la settimana lavorativa? 5Stelle e LeU sono pronti a dare battaglia, senza minimamente tener conto che il lavoro, i processi produttivi, l’organizzazione delle fabbriche del 2020 sono oggi distanti anni luce dai modelli fordisti del Novecento, quando intelligenza artificiale, interne, stampanti 3d non erano nemmeno fantascienza. Per cui applicare gli schemi del passato non solo non funziona, ma è controproducente. Così sarebbe se passasse l’idea che in certi casi – solo per le aziende con più di 15 unità, solo per gli assunti dopo marzo 2015 e solo per i licenziamenti senza giusta causa – invece dell’indennizzo economico al lavoratore venisse garantita la “reintegra” sul posto di lavoro.