NON SARÀ FACILE uscire dalla ‘trappola demografica’ in cui l’Italia è caduta. Una discesa iniziata negli anni ’90, ma che si sta rivelando strutturale negli ultimi anni. Nel nostro Paese, infatti, nascono ormai meno di mezzo milione di bambini e bambine, 1,34 per ogni donna in età feconda: troppo poco per sperare in un pieno ricambio demografico. Nel 2017 si è raggiunto il record negativo dall’Unità d’Italia: 485mila neonati circa, in attesa dei dati definitivi dell’anno appena chiuso. I motivi di questa scarsa natalità sono diversi: l’età del parto avanza sempre di più (32,5 anni di media per le italiane, anche se aumenta in tutta Europa), la stagnazione economica e la precarietà spostano in avanti la decisione delle coppie, che spesso si ritrovano a essere troppo vecchie per avere gli eredi desiderati, i governi si succedono senza mettere come priorità il sostegno alle famiglie, anche perché si rivolgono a un bacino elettorale composto da una popolazione sempre più anziana.
NEPPURE GLI STRANIERI che arrivano in Italia possono salvarci: nel 2017 i neonati da immigrati sono stati il 14,4% del totale (circa 66mila), non abbastanza per ‘pareggiare’ i conti. Eppure in altri Paesi – come la Francia e le nazioni scandinave – gli effetti delle politiche di stimolo alla natalità e soprattutto la spinta verso servizi che facilitino la conciliazione tra lavoro e genitorialità hanno seminato molto: i frutti si vedranno tra vent’anni, quando la piramide della struttura della società avrà una base molto più solida della nostra.