Crotone, costa est della Calabria. La città fino ad ora conosciuta come quella di Pitagora, culla della Magna Grecia, rischia di diventare una piccola enclave in cui l’economia sarà per buona parte sorretta dal reddito di cittadinanza. 19.500 famiglie rientrano nei requisiti Isee (meno di 9mila euro l’anno) utili a percepire il ministipendio grillino. Una su quattro. Ma ad evocare lo spettro di un futuro fatto di uno stipendio metà in nero e metà a carico dello Stato con il reddito di cittadinanza non è l’ultimo arrivato. Si tratta del primo cittadino Ugo Pugliese, che denuncia: «Qui lo avrà chi evade».
Scorrendo la classifica stilata da un’analisi del Sole 24 Ore, seguono Napoli e Palermo. La misura assistenzialistica, in queste realtà, diventerebbe di massa. Con un’ombra ad aleggiare minacciosa:il lavoro nero. Una problematica che inquinerebbe ancora di più le acque di un provvedimento divisivo e ancora, per certi versi, oscuro, soprattutto nei meccanismi concreti della sua applicazione.Tutta ancora da decidere, attraverso un ddl collegato alla legge di bilancio allo studio del governo gialloverde.
«Crotone fino agli anni ’90 era chiamata la “Milano del Sud” perché era una città a vocazione industriale, poi hanno chiuso le fabbriche e la gente ha campato con i soldi degli ex operai pensionati, operai che ora, per cause di forza maggiore, stanno morendo – spiega il sindaco Pugliese -. Vorrei che si puntasse sugli investimenti per riconvertire la nostra economia, da industriale a turistica, perché ne abbiamo tutte le caratteristiche, io vorrei che si investisse, ad esempio,in infrastrutture in un territorio che è scollegato dal resto d’Italia, non dare soldi a pioggia».