“..già alla fine del secondo conflitto mondiale agli amministratori del Banco erano state negate le autorizzazioni ad ampliare la rete delle sue dipendenze nell’italia centro- settentrionale,mentre era stato consentito che altri istituti di carattere nazionale continuassero ad insistere su una politica di penetrazione in tutti i piu importanti centri, non esclusi quelli meridionali. Anche negli anni settanta il Banco fu tenuto lontano dalle aeree nella quali si era verificata quella rapida trasformazione industriale che avrebbe potuto assicurare utili di crescita e potenzialità. Era rimasto imbrigliato nelle strettezze del Mezzogiorno, verso il quale, a partire dal1974, si erano poi via via interrotti gli aiuti finanziari governativi. Il centro nord era rimasto pascolo riservato non solo alle banche di caratterenazionale ma anche alle Casse di Risparmio e alle banche popolari. Ed anche queste ultime specie a partire dagli inizi degli anni ottanta , cominciarono ad accreditare direttamente o indirettamente la loro presenza nel Mezzogiorno per sottrarre alla tradizionale attività del banco nuovi depositi”
Chi scrive ciò non è un pericoloso neoborbonico ma il Prof Luigi De Rosa, storico dell’economia. Scomparso da poco. Quindi, in piena Repubblica, si perpetuava l’accanimento dei “fratelli padani” contro l’economia meridionale così com’era avvenuto all’alba dell’Unità d’Italia.
E fu così che il Sud si trovò ad avere nel 2006 solo7.010 sportelli bancari , contro i 29.195 nel centro nord! E di questi 7.010 sportelli ben l’80% appartiene a banche con sede legale al centro nord! Nel periodo 1993-2006 nel sud nascono 12 nuove banche…..nel nord 124: il 91.18% del totale! Per cui troveremo per ogni 10.000 abitanti 3,3 sportelli al sud ( con punte minimedi 2.24 a Caserta) , e 6,6 al Nord (con punte massime di 10.53 a Trento)
In totale il sistema bancario con sede legale nel Sud è costituito da 148 banche, delle quali 19 appartenenti al centro nord, 19 autonome e 110 banche di credito cooperativo.!
Questi dati testimoniano un impoverimento del sistema bancario meridionale ed un vero e proprio “ infeudamento” ( che ricordala “piemontesizzazione” alla maniera delBombrini) del territorio a tuttovantaggio dei gruppi bancari estranei alla realtà socio economiche del mezzogiorno.
Ma la spiegazione a tutto ciò è data da diversi motivi, in primo luogo i tassi bancari. A Reggio Calabria si avrà un tasso medio del 9,9% ed a Trento un tasso del 4,66%, e guardando le tabelle ufficiali ci rendiamo conto che nelle zone del sud , a basso reddito procapite,corrispondono interessi bancari più alti e si dispone di bassi numeri di sportelli, indice quest’ultimo di scarsa concorrenza bancaria ; le conseguenze di questa politica è un inevitabile ritardo nello sviluppo economico in quanto gli investimenti per le imprese sono strozzate.
Ma torniamo al Banco di Napoli, il quale ebbe il compito di “bancarizzare” zone impervie , data la particolare conformazione geografica del Mezzogiorno, con collegamenti difficili ,(e ancora durante ilfascismo fu chiamato ad accompagnare l’espansione coloniale in Africa conl’apertura di filiali a Tripoli, Asmara, Addis Abeba, Mogadiscio e Chisimaio (filiali chiuse dopo la guerra) ed a supportare i flussi migratori verso le Americhe(New York e Buenos Aires). A ciò si aggiunga che era spesso chiamato a far da pompiere per risolvere situazioni difficili (crisi di banche minori,interventi nel capitale di aziende diinteresse pubblico, finanziamenti ad enti pubblici etc ) . I ritorni rispetto alle altre realtà bancarie che operavano in zone prospere non erano sempre adeguati proprio perché il Banco svolgeva un ruolo “sociale” e di pubblica utilità che generava costi non rilevabili pure se ragguardevoli. Dunque minore redditività e bassa capacità di autofinanziamento con dinamiche di crescita contenute dei propri mezzi. A questa situazione oggettiva si aggiungeva il fatto che, a differenza delle banche del nord, il Banco per essere ricapitalizzato necessitava di appositi provvedimenti legislativi,condizionati dal mondo della politica e dei partiti, per cui il Banco non potè svilupparsi al pari delle maggiori concorrenti del nord e non poteva effettuare accantonamenti per fronteggiare rischi di portata straordinaria (come quella che la investi a meta degli anni 90 che è da definire “epocale”). Praticamente il mondo della politica richiedeva al Banco di farsi carico del Mezzogiorno edi supplire ai ritardi e alle carenze delle Istituzioni, e nel contempo gli impediva di crescere centellinandogli il capitale di rischio. Il D.G.Ferdinando Ventriglia era stato incoraggiato da Tesoro e Bankitalia a sostituirsi allo Stato negli interventi pubblici, attraverso l’accreditamento delle imprese che avevano ottenuto delibere di contributi dell’Intervento straordinario (cassa del mezzogiorno) ,nonché degli enti pubblici, praticamentesi chiedeva al Banco di Napoli di anticipare i capitali al posto dello Stato,ma nel 1993 fu di colpo abolito l’intervento straordinario nel mezzogiorno e fu messa in liquidazione la “cassa del Mezzogiorno” , e fu fatto in dispregio delle ragioni del sud che ebbe danni enormi in quanto bloccarono drasticamente le erogazioni già deliberate a favore delle imprese che avevano realizzato o stavano realizzando investimenti. “….Oltre 7.000 aziendeattendono ancora i finanziamenti della legge 64 del 1986 e, trattandosi in larga misura di clienti affidati dal banco di Napoli proprio sulla base dell’attesa di quei fondi, ciò aveva largamente compromesso la situazione del Banco di Napoli…..”( l’Am.Del. Antonio Sussi su “Il Giornale “ del13/03/95). E sempre il 16/03/95 su “Repubblica” Isaia Sales, esponente del PDS, aggiungeva .”..in base alla legge 64 gli imprenditori meridionali attendono oltre 20.000 Miliardi di lire…..”
Questo atto insulso portò al fallimento di migliaia di aziende , mettendo in crisi il Banco di Napoli che,dietro preghiera del Tesoro e Bankitalia, aveva anticipato loro i capitali , cosicchèil Banco si trovò da un attivo di 173 Miliardi di lire del 1993 a “sofferenze “e a “partite incagliate” per un totale di 5.841 Miliardi nel 1995, intervenne così l’ispezione di Vigilanza della Banca d’Italia, che si protrasse fino al 1996 (oltre un anno!) e decretò che le “sofferenze “ ammontavano a 7.581Miliardi, le “partite incagliate” ammontavano a 5.887 Miliardi e le previsionidi perdite erano di 3.570 Miliardi. La nuova direzione generale del Banco si pose in ossequioso ascolto degli esiti ispettivi, e con eccessiva prudenza li trasferì sui conti di bilancio senza ascoltare quanti in Consiglio suggerivano atteggiamenti di maggior ponderazione. Alla fine prevalse la linea della “massima prudenza” che sortì l’effettodi peggiorare il quadro fedele del bilancio, al punto di innescare una serie di eventi non più controllabili che porteranno alla distruzione dell’Istituto. In quegli anni, per l’influenza politica dellastessa Lega, tutto ciò che riguardava il Mezzogiorno era considerato come“parassitario” ed “infetto “ ( le stesse parole che usavano i piemontesiall’alba dell’unità!) e risultava difficile, se non impossibile, accennare aduna difesa del mezzogiorno! Praticamente la Vigilanza delle Banca d’Italia attuò una ispezione dagli esiti singolarmente severi che non trovarono riscontro in casi analoghi, come nella valutazione dei debiti della Banca Nazionale Del Lavoro. E come se non bastasse l’ex presidente di Banca d’Italia divenuto dapoco Ministro del Tesoro, Lamberto Dini, in un discorso a New York, al FondoMonetario Internazionale, esordì con queste parole : “ la situazione del Banco di Napoliè molto debole..” Incredibile!!!L’unico uomo politico del mondo che parla male di una banca del proprio Paese!.Il Banco di Napoli venne tragicamente ucciso a tradimento dall’ingordigia dei banchieri e ministri del nord in quel drammatico 31 Dicembre 2002 e con esso l’ indipendenza economica e ogni possibilità diripresa del Mezzogiorno d’Italia. Esso fu “svenduto” alla cordata BNL-INA attraverso un’asta anticipata arbitrariamente dal Ministro del Tesoro Lamberto Dini di un anno rispetto allascadenza convenuta, non consentendo alla dirigenza del Banco di poter arrivare alla data prestabilita con i conti in attivo che in quel momento erano in vertiginosa crescita. Fu pagata solo 60 Miliardi di lire(30Milioni di euro!! Meno di quanto percepisce un partito a fondo perduto), ma un anno dopo, grazie alla integerrima politica che la dirigenza aveva messo inatto, il Banco portò 140 Miliardi di utili…..che servirono alla BNL-INA per pagare il conto ed in più ottenevano, senza muovere dito, un lauto guadagno. Dopo pochi anni, nel 2006, BNL-INA vendettero il Banco alla torinese SanPaolo-IMI , ma questa volta a prezzo pieno: 6.000 Miliardi di lire..!! (Il Tesoro probabilmente doveva salvare la testa di qualchepolitico (o di qualche moglie imprenditrice) e sanare i disastrosi conti della BNL che al momento dell’acquistopresentava incagli, crediti inesigibili e debiti per oltre ildoppio del Banco di Napoli, cioè il “povero e fallito” acquistava ilricco e virtuoso!!) Nel 2007 assunse nuovamente la denominazione diBanco di Napoli Spa, ma era ormai altra cosa
Michele Bisceglie