Politica interna
Macerata, in piazza ma divisi. Repubblica: “Alla fine la Prefettura, dopo aver ricevuto garanzie, ha concesso una sofferta autorizzazione a manifestare. Minniti aveva chiesto di fermare i raduni ascoltando l’appello del sindaco Romano Carancini, che aveva chiesto silenzio (e oggi «per coerenza» non sarà in piazza) senza far differenze tra fascisti e antifascisti. No a Casapound, no Roberto Fiore e alle teste rasate di Forza Nuova. E no anche agli antifascisti e agli antirazzisti di Anpi, Cgil e Libera. Una decisione rimangiata ieri sera dalla prefettura di fronte alle migliaia di adesioni da tutta Italia da parte di studenti e pacifisti, partigiani e ragazzi dei centri sociali, parlamentari di sinistra. Oggi dunque scuole chiuse, e mezzi pubblici fermi”. “Paura di scontri e il 24 iniziativa nazionale a Roma. Gentiloni: non confondere migranti e sicurezza”. E oggi Il Corriere riporta: “Salgono a cinque i sospettati per l’omicidio di Pamela. Due nigeriani, diretti in Svizzera, sono stati rintracciati a Milano”. Ancora Repubblica: “II prezzo più alto lo paga il Pd. Giù nei sondaggi per l’effetto Macerata, in sofferenza per gli attacchi di Matteo Salvini. E, da oggi, alle prese con una piazza di “compagni” radunata per contestare la deriva neofascista della destra, ma pronta a scagliarsi contro la “timidezza” del Nazareno”. “Graziano Delrio è il capofila silente di questo disagio. Andrea Orlando avrebbe gestito la partita in modo diverso, per non parlare di Gianni Cuperlo. All’estremo opposto c’è invece Matteo Renzi, inchiodato sulla linea del low profile. Nel mezzo Marco Minniti, che da un anno subisce il fuoco amico per la linea sul dossier immigrazione”. “L’unico segnale di disgelo, allora, arriva dal via libera alla manifestazione di questo pomeriggio (…) Una decisione ufficialmente “locale”, perché il Viminale preferisce raffreddare gli animi anche mantenendosi dietro le quinte. Ma su cui ovviamente ha pesato l’orientamento di Marco Minniti. Per il ministro, d’altra parte, l’obiettivo prioritario di queste ore è gestire al meglio l’ordine pubblico ed evitare ulteriori tensioni”.
M5S/Centrodestra. Repubblica: “C’è una tabella che il Movimento 5 stelle non ha visto, ma già teme. Arriva dal ministero dello Sviluppo Economico e dimostra una cosa importante: che al fondo del microcredito per le piccole e medie imprese (già esistente ed implementato anche dai contributi dei grillini) il partito guidato da Luigi Di Maio ha versato dal 2013 a oggi 23.192.331 euro. Ma ne dimostra anche un’altra: e cioè che, a parte i 90mila euro che avrebbero sottratto (per poi restituirli una volta scoperti dalla trasmissione Le Iene) i parlamentari superortodossi Andrea Cecconi e Carlo Martelli, mancano all’appello altri soldi. Stando a quanto dichiarato sul sito Tirendiconto.it, almeno 136mila euro”. Parte così la caccia interna ai “furbetti” che potrebbero aver imitato Cecconi e Martelli: “Controlleremo 670 bonifici”, assicurano. La Stampa: “Nel centrodestra la sensazione di essere a un passo dalla vittoria elettorale è netta. Berlusconi prende atto che la sfida è tutta giocata contro i 5 Selle, con il Pd spettatore a bordo campo. E invita Forza Italia e i candidati al massimo sforzo possibile per conquistare quei collegi marginali del Centro e del Sud dove bastano poche centinaia di voti per portare a casa il risultato”. Il centrodestra vincerà – è sicuro Berlusconi – e il primo partito della coalizione, Forza Italia, indicherà il premier. «Continuo a ritenere che Antonio Tajani sarebbe un’ottima soluzione», ha detto ieri mattina a Radio Capital. «Ogni altra ipotesi è pura fantasia». Compresa quella del «pirotecnico» Matteo Salvini. II segretario della Lega, ovviamente, la pensa diversamente. Intanto sostiene che il nome del premier (…) dovrà essere concordato da tutta la coalizione (…) Dovrà essere una figura di sintesi, non l’espressione di un solo partito”.
Economia e finanza
Scuola/Pa. Dalla prima del Sole 24 Ore: “Firmato il contratto del comparto Istruzione e Ricerca (1,2 milioni di lavoratori): previsti aumenti tra 80 e 110 euro; un terzo delle risorse per il bonus sarà utilizzato per aumenti a pioggia e i principi per la scelta dei prof da premiare saranno contrattati. Si sblocca il nodo arretrati: “una tantum” fino a 600 euro. Nelle prossime settimane si apriranno i termini per un concorsone destinato a 100mila prof, precari e non”. Michele Tiraboschi dalla prima del Sole 24 Ore: “Bene le nuove tecnologie. Bene i macchinari di ultima generazione. Per vincere la sfida della modernizzazione del sistema produttivo è però necessario il concorso di altri fattori abilitanti. Primo tra tutti quello di una pubblica amministrazione efficiente (…) Vincoli, veti e ipertrofie normative del Paese (…) sono noti e denunciati da tempo” ma “un peso non secondario va però trovato nelle regole del lavoro”. Sempre sul Sole 24 Ore oggi l’inchiesta: “Nel pubblico impiego, ancora oggi, è praticamente impossibile ri-mansionare un lavoratore (…) Per non parlare della disciplina della produttività ed incentivazione attraverso la contrattazione integrativa, che nel privato, grazie alla reintroduzione detassazione dei premi di risultato e del welfare aziendale esentasse, sta dando primi risultati positivi. E nel pubblico? E’ tutto fermo. Eppure doveva essere uno degli obiettivi principali del Jobs act e della riforma Madia, quello cioè di avvicinare il diritto del lavoro privato a quello pubblico. E, invece, se possibile, le due sfere si sono ancor di più allontanate”.
Produzione industriale. Il Sole 24Ore: “La produzione industriale manifatturiera sta consolidando la crescita. Lo confermano i dati Istat diffusi ieri. Il 2017 si è chiuso con un progresso del 3%, circa il doppio rispetto al 2016 e record dal 2010, quando il valore rimbalzò di quasi sette punti dopo il tracollo del 2009. Il dato positivo, inoltre, viene dal fatto che il traino non arriva soltanto più dall’export. Nello scorso dicembre – grazie allo scatto del 72% per gli ordini interni del meccanotessile – la manifattura ha realizzato la miglior performance dopo sette anni. Su base annua la crescita del mese stimata dall’Istat è del 4,9%, mentre rispetto a novembre è di 1,6% risultato che pone l’Italia al vertice tra i big europei”.
Politica estera
La stretta di mano olimpica. Repubblica: “La stretta di mano fra Moon Jae-in, presidente della Corea del Sud, e Kim Yo Jong, sorella del leader della Corea del Nord, riscalda i Giochi olimpici. È l’inizio del disgelo? Per l’esperta Jenny Town è presto per fare previsioni ma l’America ha sbagliato a rifiutare il dialogo”. Il Corriere della Sera: “Può essere l’inizio di un percorso di distensione, o forse Kim gioca ancora con carte truccate come dicono gli americani. Ma dopo la corsa al «bottone nucleare più potente» delle scorse settimane, ogni sentiero di dialogo nella polveriera coreana va esplorato. Però, l’irritazione degli Stati Uniti verso l’iniziativa autonoma dell’alleato sudcoreano è chiara”.
Il passo indietro di Schulz. Il Corriere della Sera: “Meno di 48 ore dopo la firma di un patto di coalizione per lei incredibilmente vantaggioso, la Spd è in preda al caos più totale. Un partito sconvolto da una leadership rissosa, privo di una guida, incerto sul da farsi, al buio sui nomi con cui riempire le caselle più importanti della futura Grosse Koalition (…) Eroe negativo e triste della vicenda è Martin Schulz, che dopo aver rinunciato alla presidenza del partito, ieri ha fatto sapere che non sarà ministro degli Esteri nel futuro governo Cdu-Csu e Spd, guidato da Angela Merkel come inizialmente annunciato. Vi è stato costretto, naturalmente. Con un vero e proprio ultimatum, come racconta la BiId, presentatogli dal gruppo dirigente, preoccupato che la sua presenza mettesse in pericolo l’esito del referendum interno sull’accordo, in programma a fine febbraio. Troppi voltafaccia: prima contro, poi a favore della Grande Coalizione (…) e anche un po’ sfortunato generale del peggior risultato elettorale nella storia della socialdemocrazia tedesca”. Fubini sul Corriere: “Se anche il nuovo governo decollasse, Merkel avrebbe al più un anno e mezzo di potere incontrastato, prima che divampi la lotta fra conservatori per sostituirla alle elezioni nel 2021. Che la cancelliera ormai sia vulnerabile si nota del resto dall’emergere in Europa di nuove leadership, per riempire il vuoto che lei un giorno potrebbe lasciare. Due su tutte stanno prendendo forma, in competizione fra loro: a ovest del presidente francese Emmanuel Macron, a est del cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Entrambi giovani, fotogenici, dinamici ma caratterizzati da visioni opposte”.
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