Quanto avvenuto in Virginia, con la manifestazione dei neonazisti statunitensi culminata con la morte di una ragazza che protestava pacificamente contro di essi, merita una accurata analisi sociale: storicamente nel Sud degli Stati Uniti, il disagio sociale è alla base di un sentimento razzista, espresso fin dall’Ottocento dal Ku Klux Klan, mai debellato fino in fondo. Negli anni le politiche sociali legate al lavoro sono state volte a sostenere la manodopera bianca: in questo modo si pensava di rendere blando il razzismo. Fu l’arruolamento dei neri insieme ai bianchi nella Seconda guerra mondiale che introdusse mutamenti in senso universalistico e inclusivo. lascito delle lotte per i diritti civili negli Anni ’60 si materializzò nelle politiche di Jonhson, continuate da Nixon. II razzismo si vestì di nuovi abiti, diventando reazione contro i diritti civili. E nonostante la retorica patriottica dei presidenti più recenti, il razzismo ha preso nuovo vigore in relazione soprattutto alle politiche pubbliche. Qui comincia la storia di questi giorni. E’ un tema scottante e difficile da articolare senza essere accusati di razzismo indiretto. Ma deve essere affrontato perché l’ideologia white supremacist che ha armato il fanatico di Charlottesville trova linfa vitale nell’idea che le politiche federali di redistribuzione siano state pilotate da una giustizia “al contrario”.