Sulle spalle di Raffele Cantone stanno rovesciando addosso tutte le rogne di un Paese che secondo Transparency international è il più corrotto d’Europa con l’unica eccezione della Bulgaria. Dopo averlo però messo nelle condizioni di fare le nozze con i fichi secchi, perché non può nem *** meno spendere i soldi che ha in cassa. Questo paradosso rischia ora di creare problemi tanto grossi all’Autorità anti-corruzione, da farle rischiare di non poter gestire le nuove pesanti incombenze previste che le sono state affidate. Cominciando proprio da quelle più delicate come le nuove procedure per gli appalti pubblici stabilite dalla riforma pronta per il debutto. Per evitarlo adesso è necessaria una norma che consenta di superare gli ostacoli imposti al bilancio, e ci deve pensare il governo. Più in fretta possibile. Questo c’è scritto in un documento che si intitola «Nota di aggiornamento al piano di riordino dell’A utorità nazionale anticorruzione», che porta la data del 28 gennaio scorso. E si può leggere nelle ultime righe, sia pure in un linguaggio felpato: «Non può non evidenziarsi che il bilancio dell’Autorità sconta una rigidità della spesa tale da non consentire per il futuro, a quadro normativo vigente, ulteriori norme di contenimento oltre quelle finora adottate se non a prezzo di una ridotta funzionalità dell’Anac che, nella circostanza, non sarebbe tra l’altro coerente con l’implementazione delle funzioni (…) la quale, anzi, indurrebbe ad una nuova riflessione nelle sedi opportune sul mantenimento degli obiettivi di contenimento della spesa».