In merito alla contestatissima autorizzazione della Soprintendenza ABAP responsabile per le province BAT e Foggia a realizzare un supermercato (e relativo parcheggio) al posto dei capannoni industriali/artigianali costruiti abusivamente dal 1969 in un sito contiguo al fossato che circonda il Castello svevo di Barletta, vincolato dal 1956, con una interrogazione pubblicata dal Senato il 28 aprile u.s. (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1295438/index.html), sottoscritta anche dai senatori Angrisani, Granato e Lannutti, ho chiesto a Franceschini “di spiegare perché a Barletta sia stata consentita una palese violazione del dettato costituzionale secondo il quale la Repubblica “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9), che è uno dei principi immodificabili su cui si fonda l’ordinamento dello Stato”. Ho chiesto, inoltre, se il Ministro non convenga che un dirigente ministeriale non dovrebbe “censurare” le rimostranze dell’opinione pubblica come invece ha fatto l’architetto Piccarreta, forse perché gravata da un numero abnorme di incarichi dirigenziali delicatissimi, in un comunicato stampa a dir poco inopportuno sia perché la suddetta “è al servizio dello Stato sia per il genuino desiderio della collettività di co-progettare, assumendosi responsabilità dirette in materia di valorizzazione del patrimonio culturale laddove, come nel caso di specie, non veda garantiti i propri interessi”. Ho sollecitato, in fine, una ispezione ministeriale su quanto occorso, allo scopo di accertare se a monte vi sia mera ‘leggerezza’ o una più preoccupante incapacità di valutare adeguatamente la situazione. I significativi interventi di ricucitura tra la città e il mare avviati nel 2014, infatti, tesi a riqualificare l’area in cui insiste anche il Castello mediante la demolizione dei vecchi serbatoi ENI, dei silos granari e di un impianto dell’Acquedotto Pugliese ugualmente dismesso, rischiano infatti di essere totalmente inficiati dall’improvvida autorizzazione concessa alla LiDL sulla base di presupposti decisamente opinabili.