Nell’Eurogruppo in programma oggi a Bruxelles è atteso il “no” dell’Italia alla proposta franco-tedesca di bilancio dell’eurozona. Fonti autorevoli del governo e diplomatiche hanno confermato l’indisponibilità di Roma ad accettare soprattutto la parte che escluderebbe i Paesi con deficit o debito eccessivo dai fondi per investimenti, ricerca e innovazione. Questa clausola è stata interpretata anche come un’ulteriore pressione anti-Italia, dopo che il governo si è visto contestare dalla Commissione europea il progetto di bilancio 2019 per il deficit al 2,4% del Pil considerato eccessivo. Sta ora al ministro dell’Economia Giovanni Tria spiegare le riserve italiane. Il vicepremier Di Maio ha prospettato “clausole di salvaguardia che mettano al riparo dallo sforamento del deficit” del 2,4% del Pil nel 2019 e ha ricordato i passi già fatti: privatizzazioni del patrimonio pubblico del valore di 1 punto di Pil all’anno, circa 17 miliardi, il che farebbe scendere più rapidamente il debito pubblico che, sempre in rapporto al Pil, passerebbe dal 131,2% del 2017 al 126% nel 2021. I collaboratori di Tria, confermano che il 2,4% è invalicabile e che per garantire questo tetto il monitoraggio sulla spesa sarà costante. Ma Bruxelles ritiene insufficienti questi passi e ritiene che l’impianto stesso della manovra non stia in piedi, poggiando su stime di crescita non credibili.