La commissione nazionale Antimafia torna a Reggio Calabria dopo la riunione dello scorso mese di dicembre per quello che viene definito ”un aggiornamento della situazione nella provincia di Reggio Calabria”. Tra gli obiettivi della due giorni, che si concluderà con una comunicazione della presidente Rosy Bindi, quello di approfondire le tematiche aperte nella prima occasione con particolare attenzione alla situazione del porto di Gioia Tauro, nella Locride, al traffico di stupefacenti e alle strategie di contrasto della ‘Ndrangheta, ”anche alla luce dei recenti allarmi lanciati dal Procuratore della Repubblica e alle esigenze di rafforzamento di uomini e mezzi sia sul fronte delle forze dell’ordine che dei magistrati”.
Dopo il sopralluogo al porto di Gioia Tauro, la delegazione della Commissione, guidata dalla presidente Rosy Bindi ha avviato le audizioni presso il palazzo della Prefettura di Reggio Calabria. Sono stati ascoltati il prefetto Claudio Sammartino, accompagnato dal Questore Guido Longo, dal comandante provinciale del Carabinieri Lorenzo Falferi, dal comandante provinciale della Guardia di Finanza Alessandro Barbera e dal capo della Dia Gianfranco Ardizzone. Subito dopo è stata la volta del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, del procuratore della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo, ormai prossimo alla nuova destinazione fiorentina, del procuratore della Repubblica di Locri Luigi D’Alessio e dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali provinciali.
Tra i membri della Commissione Antimafia presenti a Reggio i deputati Dorina Bianchi, Enza Bruno Bossio, Francesco D’Uva, Claudio Fava, Laura Garavini, Ernesto Magorno e i senatori Enrico Buoemi, Francesco Molinari, Lucrezia Ricchiuti, Stefano Vaccari. Una riunione in ogni caso completamente secretata, che non ha lasciato spazio ad alcuna dichiarazione pubblica. Tra gli argomenti certamente oggetto della discussione il nuovo piano antindrangheta avviato dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ottocento unità in più destinate alle forze dell’ordine e alla Dia. Un esercito che dovrebbe aumentare l’incisività dell’apparato repressivo contro la criminalità calabrese.