Alessandro Corti
Il coraggio non manca a Renzi. La Legge di stabilità da 36 miliardi varata ieri da Palazzo Chigi contiene un azzardo e una scommessa. E’ una Finanziaria anticiclica, al limite della sostenibilità economica, coperta per un terzo da misure in deficit (11 miliardi) e, per la gran parte, da tagli della spesa pubblica (15 miliardi) e recuperi di evasione fiscale (3,8 miliardi) sui quali è davvero difficile prevederne l’esito. Hanno tentato più volte, i governi precedenti, a percorrere queste strade. Ma questa volta, le poste in gioco sono davvero consistenti e non mancheranno di sollevare quale perplessità in sede europea. Il vero azzardo non è tanto nei confronti di Bruxelles, che difficilmente arriverà a bocciare la Finanziaria italiana. La partita più rischiosa si giocherà, nei prossimi mesi, sui mercati finanziari, che già mostrano segni di insofferenza e turbolenza.
La prima Finanziaria dell’era Renzi, contiene anche una scommessa: quella di rimettere in moto l’azienda Italia, in recessione ormai da quattro lunghi anni, consumi dando qualche soldo in più alle famiglie e ai lavoratori (con il Tfr), riducendo il carico fiscale che pesa sulle imprese e le partite Iva, ridisegnando il mercato del lavoro, cancellando l’articolo 18 a vantaggio di un nuovo sistema di incentivi studiato per i giovani. Certo, la pressione fiscale continuerà ad essere ai livelli record. Ma, per la prima volta da molti anni a questa parte, la manovra non solo non metterà le mani nelle tasche degli italiani (eccezione fatta per il settore dello slot machine e delle rendite finanziarie) ma inietterà nel sistema 18 miliardi di liquidità, più di 1,5 e mezzo al mese. “La più grande riduzione di tasse mai realizzata in un anno da un governo”, sentenzia Renzi.
Sarà sufficiente a riavviare il motore? L’azzardo e la scommessa, anche politica di Renzi, sta tutta qui. Se la Legge di stabilità non sarà in grado di rimettere in moto produzione e consumi, il castello economico di Renzi, potrebbe crollare sulla spinta dei mercati. Ma, proprio per questo, uno dei pilastri della legge di stabilità è nelle riforme strutturali annunciate dal governo e che dovranno essere completate nel più breve tempo possibile. Se non si modifica a fondo la macchina dello Stato, se non si semplifica il sistema fiscale, se non si tagliano i rami secchi delle amministrazioni centrali e periferiche, se non si realizza una vera liberalizzazione dei servizi pubblici, difficilmente l’italia potrà rimettersi in moto. Da questo punto di vista, la legge di Stabilità, con le sue luci e le sue ombre, è solo un primo passo. Molto dipenderà dal grado di affidabilità che Renzi riuscirà a conquistarsi sul campo mostrando di non essere bravo solo a fare annunci.
Fonte: L’Arena