DI CLAUDIO D’AQUINO
Eccellente inchiesta di Nando Santonastaso sul Mattino di domenica 16 novembre. Incipit secco ed efficace: “Nelle casse dei Ministeri – scrive l’autore dell’inchiesta del quotidiano di via Chiatamone – c’è un tesoretto di quasi 4,2 miliardi di euro che, al pari di quello ancora a disposizione delle Regioni, deve essere speso entro la fine del 2015, pena la restituzione dei soldi a Bruxelles…”.
Eccellente articolo, dicevamo, perché scava nelle inettitudini, nelle inadeguatezze (e colpe?) del governo Renzi. Con equilibrio si dice pane al pane e vino al vino: i torti di Ministeri non sono meno gravi di quelli delle Regioni le quali lasciano utilizzati 9,1 dei miliardi da spendere entro fine anno. Ma i Ministeri, dal canto loro, hanno congelato 4,2 miliardi di euro di risorse comunitarie previste per finanziare l’attuazione dei PON.
Non esistono solo i POR, infatti, ossia i Programmi opevativi regionali. Esistono, non meno “inoperativi”, anche i Programmi nazionali: tot bloccati dal ministero della Ricerca, tot da quello dei Trasporti, un po’ dal Ministero dell’Ambiente, un altro po’ dal Ministero dell’Interno. Nell’insieme si tratta quindi di oltre 13 miliardi, equivalenti a una manovra finanziaria. Eppure…
DUE PESI E DUE MISURE
Eppure qui sta il primo punto. Come rimarca Santonastaso, “si parla soprattutto delle Regioni che ovviamente non possono essere esenti da colpe e responsabilità, ma non sono le uniche (sottolineatura nostra) e non aver rispettato la tabella di marcia concordata dall’Italia e dall’Unione europea…”. Perché articoli così non si leggono mai sui giornali del Nord? Perché buttano gli occhi solo da una parte? Perché, anzi, li chiudono tutti e due, talvolta, anche dinanzi all’evidenza dei numeri?
Perché è più facile spostare i un grado l’asse terrestre che modificare una abitudine. Spostare la lente di osservazione sui “limiti” delle istituzioni di governo o non conviene o esce fuori dai confini della tematizzazione ordinaria. Anche se il mestiere di giornalista dovrebbe esaltarsi proprio per questo: scoprire eccezioni alla regola, leggere nei dati per trovare dissonanze e asimmetrie e metterle in luce senza pigrizia, con un pizzico di coraggio.
CAPRO ESPIATORIO
E’ comodo, invece (troppo comodo) scaricare sulle Regioni (del Sud) tutto il peso dei Fondi non spesi e farne il carpo espiatorio di una irredimibile negligenza “congenita”. Più comodo che segnalare quasi una metà della “colpa” è ministeriale. E cioè colpa anche di Graziano Delrio e, in definitiva, dello stesso Matteo Renzi. Per l’elementare principio del similia cum similibus. Se la Campania non spende i miliardi assegnati, è giusto prendersela con il reprobo Stefano Caldoro, presidente uscente. Se in Calabria non si fanno i colloqui previsti da Garanzia Giovani, è giusto prendersela con l’assessore al Lavoro della Regione. Ma se non spendono i Ministeri, la colpa di chi è?
E che facciamo? Estendiamo anche ai Dicasteri che non funzionano quel ruolo di supporto e catalizzatore che è in capo alla Agenzia della Coesione, quando si parla di Regioni meridionali inadempienti? Oppure inseriamo nell’agenda di governo anche una call internazionale per raccogliere i curricula di giovani talenti con master alla Scuola di alta amministrazione di Parigi o Bruxelles, da mandare a ungere i gangli della elefantiaca burocrazia ministeriale, per sveltire le pratiche che giacciono nei cassetti?
TERRA E ACQUA
Da questo giornale non si leggerà mai un rigo accomodante nei riguardi delle Regioni che hanno mandato in otto pezzi la capacità e l’efficienza di governo del territorio meridionale. Ma è anche giusto tener conto del fatto che il nostro Stato nasce centralista dal crogiolo della unificazione nazionale, 150 anni fa; mentre le Regioni nascono a fine anni settanta.
Sprechi e strutture pletoriche o sorte per gestire il consenso non sono certo venute in aiuto, ma certo è difficile pretendere che enti territoriali possano mettere in campo una potenza di fuoco e competenze di apparati di governo.
- L’emergenza alluvioni si ripete con regolare frequenza colpendo soprattutto Liguria, Lombardia e, diciamo pure, un bel po’ di Padania. Non si sentono reprimende contro i sindaci e i presidenti delle Regioni del Nord, incapaci di prevenire una tragedia annunciata: le alluvioni e le frane che ne sono diretta conseguenza.
Se per disavventura si fosse le aree colpite si sarebbero trovate in Campania o in Calabria, siamo sicuri che nei talk show di prima serata la parola “incapacità” non sarebbe all’ordine del giorno, ben presente nei titoli di testa?
Morti e devastazioni: siamo sicuri che non verrebbero addebitati al malgoverno degli enti locali del Sud? All’incuria e agli sprechi dei Comuni del Mezzogiorno? Al fatalismo e alla mancanza di senso civico delle popolazioni meridionali?