Antonio Troise
Sconti non ce ne saranno. C’è poco da farsi illusioni. Prima di ottenere quella flessibilità necessaria per non rimanere nelle secche della recessione, l’Italia non solo dovrà impegnarsi sulle riforme ma dovrà tradurle in atti concreti. Troppe volte, in passato, le leggi varate dal governo e Parlamento sono rimaste solo sulla carta, senza mai tradursi in provvedimenti attuativi. Ma, rispetto al passato, il governo di Matteo Renzi ha qualche arma in più a disposizione. Prima di tutto la crisi colpisce duro tutti i paesi dell’Eurozona, alle prese, chi più e che meno, con lo spettro della deflazione. Secondo, anche nei piani alti della Bce il problema della bassa crescita sta diventando prioritario e Dragi ha già annunciato la sua disponibilità a misure non convenzionali, fino all’acquisto di quote di debito pubblico (un altro modo per battere moneta, rilanciare gli investimenti e svalutare un po’ l’euro).Terzo, l’Italia è presidente di turno dell’Unione europea e, sia pure con poteri ridotti rispetto al passato, è ancora in grado di dettare l’agenda dei prossimi vertici. Come a dire: può ancora lasciare un segno.
Non a caso Renzi, un giorno sì e l’altro pure, attacca l’Europa dei tecnocrati. Ma non è affatto solo se un tecnico come il ministro Padoan, ieri a Milano, ha chiesto ancora un piano per la crescita. All’orizzonte c’è quella dote di 300 miliardi promessa da neopresidente della Commissione Ue, Junker. Ma la svolta è tutt’altro che scontata. La nomina del “falco” Katainen a numero due dell’esecutivo comunitario non è certo un buon segnale e le sue battute sul caso italiano hanno fatto suonare più di un campanello di allarme a Palazzo Chigi. Renzi e Padoan sanno bene, del resto, che senza una maggiore flessibilità sulla strada della riduzione del debito e del pareggio strutturale di bilancio, difficilmente si potranno trovare le risorse necessarie per spingere sulla crescita e ridurre il carico fiscale: lavorando circa 161 giorni all’anno per l’erario è davvero difficile pensare a una ripresa dei consumi.
Ma, proprio per questo, occorre accelerare il percorso delle riforme, non solo perchè ce le chiedono i tecnici di Bruxelles (magari chiedendo addirittura cambiali in bianco) ma anche perchè solo con interventi strutturali sulla spesa riusciremo a cin incere e a ridurre al silenzio quei falchi che ancora pensano di trovarsi di fronte la solita italietta. La rivolzione promessa da Renzi dovrà convincerli del contrario.
Fonte: L’Arena